Bruxelles – Piena fiducia da parte della Commissione europea alle buone intenzioni del governo polacco di Donald Tusk. In seguito al piano d’azione presentato da Varsavia a febbraio per rispondere all’annosa controversia sullo Stato di diritto e sull’indipendenza del sistema giudiziario, l’esecutivo Ue ha annunciato la propria intenzione di chiudere la procedura secondo l’articolo 7 del Trattato Ue. Quella per cui Bruxelles ha tenuto congelati per anni oltre cento miliardi di fondi comunitari destinati alla Polonia.
Completata la sua analisi, la Commissione ha ritenuto che non esiste più “un rischio evidente di grave violazione dello Stato di diritto in Polonia”. È bastata la forte dichiarazione di intenti del nuovo governo europeista del popolare Tusk, che “ha riconosciuto il primato del diritto dell’Ue e si è impegnata ad attuare tutte le sentenze della Corte di giustizia dell’Unione europea e della Corte europea dei diritti dell’uomo relative allo Stato di diritto, compresa l’indipendenza giudiziaria”.
L’adozione di un programma chiaro e il fatto che la Polonia “abbia preso le prime misure concrete per attuare il piano d’azione” – nonostante la proposta di riforma del ministro della Giustizia polacco, Adam Bodnar, sia ancora in attesa di approvazione parlamentare – hanno convinto Ursula von der Leyen a chiudere il contenzioso. “La giornata di oggi segna un nuovo capitolo per la Polonia. Dopo oltre 6 anni, riteniamo che la procedura di cui all’articolo 7, paragrafo 1, possa essere chiusa. Mi congratulo con il Primo Ministro Donald Tusk e con il suo governo per questa importante svolta, è il risultato del loro duro lavoro e dei loro determinati sforzi di riforma“, ha dichiarato la presidente della Commissione europea.
Il portavoce dell’esecutivo Ue responsabile per lo Stato di diritto, Christian Wigand, ha sottolineato che da quando è stata attivata la procedura nel 2017 “è la prima volta che abbiamo visto un chiaro impegno” da parte delle autorità polacche. Per ritirare formalmente la proposta motivata di attivazione dell’articolo 7, la vicepresidente della Commissione Ue Věra Jourová ha inviato una nota informativa al Parlamento europeo e al Consiglio dell’Ue e presenterà la valutazione alla prossima riunione del Consiglio Affari generali, il 21 maggio. Dopodiché, tenendo conto di eventuali osservazioni dei ministri Ue, la Commissione “intende procedere con il ritiro della proposta motivata”.
Nei mesi scorsi – a testimonianza del rilassamento dei rapporti tra Bruxelles e Varsavia dopo l’insediamento di Tusk-, la Commissione europea aveva già comunque sbloccato 76,5 miliardi di euro dai Fondi di coesione e 6,3 miliardi dal Next Generation Eu per la Polonia, parte dei 137 miliardi complessivi congelati dall’Ue. Le condizioni richieste, relative a specifiche riforme sullo stato di diritto, “erano già state soddisfatte”, ha specificato ancora Wigand durante il briefing quotidiano con la stampa europea. L’esecutivo Ue continuerà a “monitorare regolarmente” le misure previste dal piano d’azione polacco, così come altre iniziative volte a promuovere lo Stato di diritto in Polonia.