Bruxelles – Una proposta provocatoria, che ha quasi nulle speranze di essere accolta, ma che riapre un vecchio dibattito (anche italiano) in Europa. Il diritto di voto dovrebbe essere vincolato a un test di conoscenza della vita pubblica e politica del proprio Paese, se non addirittura dell’Unione Europea? È questo che vorrebbe il piccolo – ed euroscettico di destra – Partito Conservatore Ceco (Kons), secondo la proposta del suo leader, Jan Kubalcík.
Una sorta di patente elettorale con cui esercitare il proprio diritto di voto, un po’ come si fa con la patente di guidare per condurre un veicolo o un esame di maturità per ottenere il diploma. Secondo Kubalcík questa potrebbe essere la soluzione per affrontare la sfida degli elettori indifferenti alla politica ma che occasionalmente esercitano i loro diritto civico nelle tornate elettorali nazionali ed europee: un test composto da dieci domande selezionate da un computer in modo casuale tra un migliaio, per escludere dai processi decisionali chi non possiede una comprensione di base della vita politica e civica.
Si ripropone così la diatriba tra chi sostiene la necessità di garantire un elettorato informato e chi invece considera un caposaldo il mantenimento dei principi democratici inclusivi. Va però ricordato che questa rimane solo una proposta di un piccolo partito senza rappresentanza a livello istituzionale, e che lo stesso politico ceco riconosce le scarsissime possibilità che venga adottata a livello nazionale. Nonostante la sua fondazione nel 1990, il Partito Conservatore Ceco non è mai riuscito a eleggere nessun deputato o senatore al Parlamento nazionale.