Bruxelles – Il primo maggio l’Ue celebrerà i 20 anni dal suo più grande allargamento. Nel 2004 furono 10 gli Stati (Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia e Slovenia) ad unirsi all’Unione. Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel in un’intervista al giornale Le Soir ha ricordato lo storico evento, puntando però lo sguardo sull’ingresso degli attuali Paesi candidati, fissando la data del 2030.
“Per il 2030 sia l’Unione europea che gli Stati candidati devono essere pronti”, ha detto Charles Michel, avvertendo che “procrastinare i nuovi ingressi sarebbe un errore terribile”. La sfida è duplice: da una parte per i Paesi che vogliono allargare il club dei Ventisette c’è la necessità di rispettare i paramenti democratici ed economici che l’Ue chiede, dall’altra c’è la necessità di trovare l’accordo e la volontà degli Stati membri di proseguire con l’allargamento dell’Unione.
2004 marked the reunification of a divided continent as we welcomed ten new EU member states.
20 years on, war is back in Europe.
The next wave of enlargement is once again a date with history, a geopolitical imperative. https://t.co/NXa1rxFwoD
— Charles Michel (@CharlesMichel) April 29, 2024
Michel sostiene che l’allargamento del 2004 è stato vitale per l’Ue: “I Paesi della parte orientale altrimenti, oggi sarebbero presi di mira da tentativi politici e ideologici del Cremlino di occuparli”. Una scelta lungimirante che ha permesso anche lo sviluppo dell’economia sia nell’Ue che nei singoli Stati che si sono uniti vent’anni fa. Allo stesso modo, per il presidente del Consiglio europeo avere ai confini dell’Unione delle nazioni stabili e prospere è nell’interessa europeo. Allo stesso modo, oggi come allora per il presidente Michel allargare il numero di Paesi membri: “È vitale per il futuro dell’Ue, non farlo ci espone al rischio di una nuova cortina di ferro lungo il suo fianco orientale“.
Nonostante l’invasione dell’Ucraina abbia dato un colpo d’acceleratore per smuovere la latente politica di allargamento dell’Ue, alcuni Paesi membri sono ancora scettici. In primis tra questi c’è l’Ungheria che, a partire da luglio, avrà la presidenza del Consiglio europeo per il prossimo semestre. Michel non è però preoccupato perché: “Sento che la stragrande maggioranza dei leader è assolutamente convinta che l’allargamento sia importante per il nostro futuro”.
Attualmente sono 9 i Paesi a cui è stato riconosciuto lo status di candidato: Macedonia del Nord, Montenegro, Albania, Serbia, Bosnia ed Erzegovina, Ucraina, Moldavia, Georgia e Turchia. A questi bisogna aggiungere anche il Kosovo che ha fatto richiesta di adesione nel 2022 ma non ha ancora ottenuto lo status di candidato. Ognuno di questi Stati ha delle difficoltà che complicano il percorso di adesione: la Turchia (che è candidata addirittura dal 1999) preoccupa sotto il piano democratico, per la Georgia a turbare Bruxelles è la situazione economica e la corruzione dilagante, mentre il Kosovo addirittura non è riconosciuto da alcuni membri dell’Ue come la Spagna. Il percorso per l’allargamento s’annuncia quindi lungo e complesso.