Bruxelles – Da un Parlamento filo-russo a un Parlamento che sta cercando di fornire tutto il supporto possibile ai cittadini e ai giovani europeisti che aspirano all’adesione all’Unione. “Non abbiamo chiesto noi alla Georgia di unirsi, ma se vuole farlo, questo è il percorso da seguire per andare avanti con l’integrazione”, ha messo in chiaro senza troppi giri di parole l’eurodeputato lituano Petras Auštrevičius (Renew Europe), ospitando nella giornata di ieri (23 aprile) nell’Aula di Strasburgo Nika Gvaramia, leader del nuovo partito Ahali (che significa proprio ‘Nuovo’) e una delle figure politiche di opposizione più attese alle elezioni del 26 ottobre. “Abbiamo ricevuto una lettera dalle opposizioni in Parlamento che chiedono di prendere misure contro chi porta avanti legislazioni sul modello russo, ci sarà una risposta con una risoluzione”, ha confermato il membro della commissione per gli Affari esteri (Afet) dell’Eurocamera.
La questione urgente sul tavolo è il controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, voluto già lo scorso anno dal partito al potere Sogno Georgiano e messo in stallo fino dopo l’ondata oceanica di proteste del marzo 2023. Con un leggero emendamento al testo, a inizio aprile la legge è stata ripresentata dal governo: tutte le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento dei loro finanziamenti dall’estero dovrebbero registrarsi come ‘organizzazione che persegue gli interessi di una potenza straniera’ (non come ‘agente di influenza straniera’, così come in vigore in Russia dal primo dicembre 2022). Da settimane è altissima la tensione dentro e fuori il Parlamento di Tbilisi, dove il progetto è già stato approvato in prima lettura e ora si attende il voto definitivo per il 17 maggio. Nuove manifestazioni organizzate dalle opposizioni unite e dalle organizzazioni della società civile hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di cittadini – e stanno continuando da giorni in modo spontaneo – per ribadire la contrarietà a un progetto legislativo che minerebbe il percorso di adesione della Georgia all’Unione Europea, nonostante lo status di Paese candidato ricevuto il 14 dicembre 2023 dal Consiglio Europeo.
A Bruxelles e Strasburgo non si nasconde più cosa implicherebbe l’entrata in vigore della legge di ispirazione filo-russa. “Non ci sarebbe più la possibilità di aprire i negoziati di adesione, perché questa legge rompe con i valori dell’Unione“, ha spiegato senza troppi giri di parole l’eurodeputata Viola von Cramon-Taubadel (Verdi/Ale), che nel corso del dibattito in Aula nel tardo pomeriggio di ieri – al termine della visita di Gvaramia – ha attaccato dall’emiciclo dell’Eurocamera il governo di Irakli Kobakhidze e il partito al potere guidato dall’ex-premier Irakli Garibashvili: “Sogno Georgiano in verità è il sogno russo”. Ovvero che la Georgia non entri nell’Unione Europea e che ritorni nella sfera di influenza di Mosca. In attesa del voto di domani (25 aprile) sulla risoluzione ad hoc che chiuderà un’ultima sessione plenaria del Parlamento Europeo – prima delle elezioni di giugno – particolarmente sensibile agli eventi in corso a Tbilisi, l’eurodeputata tedesca ha ribadito che “siamo professionisti e seguiamo da vicino cosa sta succedendo, Sogno Georgiano non riuscirà a renderci ciechi sui loro progetti“.
È proprio per questo motivo che a Strasburgo è stato accolto uno dei leader più noti dell’opposizione georgiana: ex-ministro tra il 2008 e il 2009 sotto l’allora presidente anti-russo Mikheil Saakashvili, condannato nel 2022 per abuso di potere (sentenza politicamente motivata secondo Ue e Stati Uniti) e poi graziato dalla presidente in carica, Salomé Nino Zourabichvili, e dall’11 marzo alla guida nel nuovo partito liberale di cento-destra Ahali. “Il partito al governo continua ad allinearsi al Cremlino per perseguire i suoi interessi e con misure anti-democratiche sta bloccando le raccomandazioni della Commissione Europea“, è la denuncia di Gvaramia, che ha collegato il controverso progetto di legge al voto il 17 maggio alla tornata elettorale di questo autunno: “L’adozione della legge russa eliminerebbe di fatto i cani da guardia del potere che non vogliono registrarsi come ‘agenti stranieri’, creando gravi problemi di legittimità” nel risultato di elezioni “cruciali in prospettiva storica”. Non a caso le opposizioni europeiste unite chiedono “sostanziali missioni internazionali di osservazione elettorale”, non solo per “assicurare l’integrità del processo di voto” ma anche per “garantire il cammino democratico” del Paese.
Al progetto legislativo sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’ c’è poi da ricordare quello che Gvaramia definisce “la legge russa numero due”, ovvero quella sulla tassazione che “avvantaggia gli oligarchi e aumenta il capitale di influenza russa nel nostro Paese”. Una legge che secondo la denuncia del politico di opposizione “renderebbe la Georgia il luogo dove riciclare il denaro sporco russo e nascondere gli asset degli oligarchi sanzionati“. Di qui la richiesta alle istituzioni Ue di “prendere una posizione forte”, come sarà richiesto nella risoluzione del Parlamento Europeo (si attende un ampio sostegno dai conservatori ai socialdemocratici, dai popolari e liberali ai Verdi): sanzioni individuali per chi sostiene progetti di legge di ispirazione filo-russi. A partire dal fondatore di Sogno Georgiano, l’oligarca Bidzina Ivanishvili, che già compare in una risoluzione non vincolante del 2022 dell’Eurocamera. “Come ha detto Jean Monnet, non siamo né ottimisti né pessimisti, siamo determinati” nel riportare la Georgia “nella sua famiglia di appartenenza, l’Europa e l’Unione Europea”, ha rivendicato Gvaramia: “Dobbiamo vincere le elezioni e cambiare la situazione in Georgia per ottenere l’adesione all’Unione Europea, è quello che ci chiedono i giovani e non abbiamo nessun diritto di impedirglielo“.
Il complesso rapporto tra Ue e Georgia
Nonostante la concessione dello status di Paese candidato all’adesione Ue, il rapporto tra Bruxelles e Tbilisi rimane particolarmente complesso a causa dello scollamento tra una popolazione a stragrande maggioranza filo-Ue e un governo di tendenze filo-russe, lo stesso che ha fatto richiesta di aderire all’Unione per i timori sollevati dall’espansionismo del Cremlino. Nel corso degli ultimi due anni si sono registrati diversi episodi che hanno evidenziato l’ambiguità del partito al potere Sogno Georgiano: nel maggio 2023 sono ripresi dei voli tra Georgia e Russia dopo la decisione di Mosca di eliminare il divieto in vigore, e il Paese caucasico non si è mai allineato alle misure restrittive introdotte da Bruxelles contro il Cremlino dopo l’invasione dell’Ucraina. Lo scorso autunno il governo ha anche tentato di mettere sotto impeachment (fallito) la presidente della Repubblica Zourabichvili per una serie di viaggi nell’Unione Europea che avrebbero rappresentato una violazione dei poteri della capa di Stato secondo la Costituzione nazionale.
Ma la popolazione georgiana da anni dimostra di non condividere la direzione assunta da Sogno Georgiano e anche per questo motivo saranno cruciali le elezioni per il rinnovo del Parlamento il 26 ottobre. A cavallo della decisione di Bruxelles nel giugno 2022 di non concedere per il momento alla Georgia lo status di candidato all’adesione, a Tbilisi si sono svolte due grandi manifestazioni pro-Ue: una ‘marcia per l’Europa’ per ribadire l’allineamento del popolo ai valori dell’Unione e una richiesta di piazza di dimissioni del governo (senza seguito da parte dell’esecutivo allora guidato da Garibashvili). I tratti comuni evidenziati a partire da queste manifestazioni sono le bandiere – bianca e rossa delle cinque croci (nazionale) e con le dodici stelle su campo blu (dell’Ue) – cartelli con rivendicazioni europeiste e l’inno georgiano intervallato dall’Inno alla Gioia. Un anno più tardi sono scoppiate le dure proteste popolari nel marzo 2023 – appoggiate da Bruxelles – che hanno portato all’accantonamento temporaneo del controverso progetto di legge sulla ‘trasparenza dell’influenza straniera’, almeno fino agli eventi di questa primavera.
In questo scenario non va dimenticato il rapporto particolarmente delicato della Georgia con la Russia, Paese con cui confina a nord. La candidatura all’adesione Ue e Nato – sancita dalla Costituzione nazionale – da tempo è causa di tensioni con il Cremlino. Dopo i conflitti degli anni Novanta con le due regioni separatiste dell’Ossezia del Sud (1991-1992) e dell’Abkhazia (1991-1993) a seguito dell’indipendenza della Georgia nel 1991 dall’Unione Sovietica, sul terreno la situazione è rimasta di fatto congelata per 15 anni, con le truppe della neonata Federazione Russa a difendere i secessionisti all’interno del territorio rivendicato. Il tentativo di riaffermare il controllo di Tbilisi sulle due regioni nell’estate del 2008 – voluto dall’allora presidente Mikheil Saakashvili – determinò il 7 agosto una violenta reazione russa non solo nel respingere l’offensiva dell’esercito georgiano, ma portando anche all’invasione del resto del territorio nazionale con carri armati e incursioni aeree per cinque giorni. Da allora la Russia di Vladimir Putin riconosce l’indipendenza di Abkhazia e Ossezia del Sud e ha dislocato migliaia di soldati nei due territori per aumentare la propria sfera d’influenza nella regione della Ciscaucasia, in violazione degli accordi del 12 agosto 2008.