Bruxelles – Il Parlamento europeo ha adottato in via definitiva l’accordo politico raggiunto a febbraio con i governi dell’Ue su limiti più stringenti sulla qualità dell’aria. La revisione della direttiva punta a dimezzare le emissioni delle principali sostanze inquinanti entro il 2030 in tutti i Paesi Ue, con la possibilità di deroghe di dieci anni per i territori con “specifiche condizioni climatiche e orografiche”. Come la pianura Padana.
Dei 225 eurodeputati che oggi (24 aprile) si sono opposti all’approvazione formale delle nuove misure, una buona fetta sono italiani: hanno votato “no” le delegazioni dei tre partiti di governo, ma anche – con motivazioni agli antipodi – i parlamentari del Partito Democratico. Non è però bastato per affossare l’accordo sostenuto da 381 colleghi.
La destra italiana sostiene – utilizzando le parole del presidente della Lombardia, Attilio Fontana – che “non si può essere ritenuti responsabili del fatto di vivere in Pianura padana” e che nelle Regioni del nord già da anni la quantità di particolati rilasciata nell’aria è in “costante diminuzione”, ma ci sono delle ragioni “che esulano dalle nostra possibilità, determinate dal fatto che purtroppo la pianura padana è una conca all’interno della quale non si crea un ricircolo di aria“.
Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italiana hanno trovato oggi un alleato a sorpresa nel tentativo disperato di bloccare le nuove norme: per il Pd la direttiva “non è sufficiente e rinvia al 2040 il termine entro il quale molte regioni dovranno rientrare nei nuovi valori limite”. Per questo, ha spiegato il capodelegazione Brando Benifei, “nonostante altre misure positive, non potevamo supportarla: è una deroga inaccettabile, fortemente voluta dai presidenti delle Regioni del Nord guidate dal centrodestra”.
Cosa prevede la revisione della direttiva Ue sulla qualità dell’aria
Le nuove norme stabiliscono limiti e valori obiettivo più severi per diversi inquinanti, che si avvicinano alle linee guida più recenti dettate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). Particelle fini e particolati, il biossido di azoto (NO2) e il biossido di zolfo (SO2). Per i due inquinanti più dannosi sulla salute umana, PM2,5 e NO2, i valori limite annuali dovranno essere più che dimezzati entro la fine del decennio, passando rispettivamente da 25 µg/m³ a 10 µg/m³ e da 40 µg/m³ a 20 µg/m³.
Al termine di una polemica – soprattutto italiana – lunga oltre un anno, da quando la Commissione propose la revisione delle norme Ue sulla qualità dell’aria nell’ottobre 2022, l’accordo provvisorio prevede che gli Stati membri abbiano la possibilità di richiedere, entro il 31 gennaio 2029 e per ragioni specifiche e a rigorose condizioni, un rinvio del termine per il raggiungimento dei nuovi valori limite.
Fino al 1 gennaio 2040 per le zone in cui il rispetto della direttiva entro il 2030 sarebbe “irrealizzabile a causa di specifiche condizioni climatiche e orografiche” o dove le riduzioni possono essere raggiunte “solo con un impatto significativo sui sistemi di riscaldamento domestico esistenti”, fino al 1° gennaio 2035 – con possibilità di proroga per altri due anni – se le proiezioni mostreranno che i valori limite non possono essere raggiunti entro il termine di raggiungimento.
Per richiedere queste deroghe, gli Stati membri dovranno dimostrare nei loro piani per la qualità dell’aria che il superamento dei valori sarà mantenuto il più breve tempo possibile e che i nuovi obiettivi saranno effettivamente raggiunti entro la fine del periodo. Oltre a questi piani, richiesti per i Paesi dell’Ue che superano i limiti, tutti gli Stati membri dovranno creare, entro il 31 dicembre 2028, delle tabelle di marcia che definiscano le misure a breve e a lungo termine per conformarsi ai nuovi standard entro il 2030. Standard che saranno rivisti entro la fine del decennio, e in seguito ogni cinque anni, riallineandosi a possibili nuove linee guida indicate dall’Oms.
I colegislatori dell’Ue hanno inoltre concordato di rendere comparabili, chiari e disponibili al pubblico gli indici di qualità dell’aria attualmente frammentati in tutta l’Ue, che permetteranno di condividere informazioni sui sintomi associati ai picchi di inquinamento atmosferico e sui rischi per la salute associati a ciascun inquinante, comprese informazioni personalizzate per i gruppi più vulnerabili. Ai cittadini e alle Ong dovrà essere garantito l’accesso alla giustizia per contestare l’eventuale negligenza degli Stati membri. Ma soprattutto, chiunque abbia subito danni alla salute a causa della violazione delle nuove norme avrà diritto a un risarcimento.
La legge deve ora essere formalmente adottata dal Consiglio dell’Ue, prima di essere pubblicata nella Gazzetta ufficiale ed entrare in vigore 20 giorni dopo. I Paesi membri avranno a quel punto due anni di tempo per applicare le nuove norme.