Bruxelles – Finalmente in discesa l’approvazione finale della direttiva Ue sulle norme in materia di sostenibilità aziendale. Dopo una corsa a ostacoli in Consiglio dell’Ue, con diversi Paesi membri che si sono opposti strenuamente alla conferma dell’accordo interistituzionale di dicembre, il testo – annacquato e approvato dal Consiglio il 15 marzo – è stato adottato definitivamente oggi (24 aprile) dall’Eurocamera riunita in sessione plenaria a Strasburgo. Ora, salvo nuovi e clamorosi no, la direttiva sulla due diligence sarà confermata dalle capitali nell’ultimo passaggio previsto dall’iter legislativo Ue.
Il testo finale, proposto in extremis dalla presidenza belga del Consiglio dell’Ue per evitare lo scontro a oltranza con i Paesi che formavano una minoranza di blocco, ha ricevuto il via libera degli eurodeputati con 374 voti favorevoli, 235 contrari e 19 astensioni. Si sono opposti in blocco i due gruppi dell’ala conservatrice, Identità e Democrazia (di cui fa parte la Lega) e i Conservatori e Riformisti europei (il gruppo di Fratelli d’Italia), mentre si è spaccato il Partito Popolare europeo, con la delegazione di Forza Italia che ha scelto di non appoggiare la direttiva.
Le nuove norme, che obbligano le imprese a prevenire, fermare o attenuare le ripercussioni negative delle loro attività su ambiente e diritti umani su tutta la catena di approvvigionamento, si applicheranno alle società madri e alle aziende con oltre 1.000 dipendenti e un fatturato mondiale superiore a 450 milioni di euro. E ai franchising nell’Unione con un fatturato di più di 80 milioni, di cui almeno 22,5 provenienti da diritti di licenza. Nell’accordo raggiungo a dicembre nei triloghi, era stata stabilità l’applicazione delle norme per tutte le aziende con oltre 500 dipendenti e un fatturato di 150 milioni di euro.
La relatrice della direttiva per l’Eurocamera, la socialdemocratica Lara Wolters, ha sottolineato in conferenza stampa a margine del voto che “aumentare le soglie non era parte dell’accordo di dicembre“, dove le istituzioni Ue avevano negoziato per oltre 16 ore. “Ma alla fine contano i risultati – ha proseguito -, cominciamo con le aziende più grandi e in futuro valuteremo un campo di applicazione più ampio e anche per il settore finanziario”. Un nodo cruciale per l’applicazione della direttiva, messo in evidenza dalla relatrice, è fare in modo che le aziende “non siano in grado di usare dei trucchi per dividersi in imprese più piccole“. Wolters ha assicurato che “questo non sarà possibile”.
Tutte le società che rientrano nelle soglie stabilite saranno tenute a integrare i nuovi obblighi sul rispetto dell’ambiente e dei diritti umani nelle loro politiche, realizzare investimenti ad hoc, ottenere garanzie contrattuali dai partner, migliorare il loro piano aziendale o fornire sostegno ai partner commerciali di piccole e medie dimensioni per assicurarsi che rispettino i nuovi obblighi. Dovranno anche adottare un piano di transizione per allineare il loro modello di business alla soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale fissata dall’accordo di Parigi.
Per permettere alle aziende di adeguarsi alla direttiva, l’applicazione sarà graduale: le imprese con oltre 5 000 dipendenti e un fatturato superiore a 1 500 milioni a partire dal 2027, quelle con oltre 3 000 dipendenti e un fatturato superiore a 900 milioni a partire dal 2028, infine quelle con oltre 1 000 dipendenti e un fatturato superiore a 450 milioni a partire dal 2029. Gli Stati membri avranno in mano tutto quel che riguarda la vigilanza e le sanzioni: dovranno istituire o designare un’autorità di controllo incaricata di indagare e sanzionare il mancato rispetto delle norme, con ammende fino al 5 per cento del fatturato netto mondiale.