Bruxelles – Inizia il lavoro della Commissione Europea per rilanciare l’Unione dei mercati dei capitali, seguendo le direttrici presentate – o ancora in fase di ultimazione – dai due ex-premier italiani incaricati di tracciare il futuro della competitività dell’Unione, Enrico Letta e Mario Draghi. “Gli investimenti pubblici non sono sufficienti, bisogna trovare una soluzione sistemica che mobiliti l’immenso capitale privato europeo“, è l’esortazione della presidente dell’esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, anticipando quanto dovrà essere portato avanti dal Berlaymont secondo l’incarico rivenuto la settimana scorsa dai leader dei 27 Paesi membri: “Una parte essenziale di questa soluzione è il completamento dell’Unione dei mercati dei capitali“.
Intervenendo oggi (23 aprile) all’ultima sessione plenaria del Parlamento Europeo per questa legislatura – prima delle elezioni di giugno – la numero uno della Commissione ha presentato l’esito delle discussioni del Consiglio Europeo straordinario del 17-18 aprile, in particolare sul tema della competitività: “Abbiamo ascoltato alcune ottime idee di Letta sul nostro Mercato unico”, messe nero su bianco nel suo rapporto di alto livello. Il tema più urgente è quello che riguarda i “fattori fondamentali che determinano i costi, i prezzi e la produttività in Europa” e proprio dal vertice dei leader Ue la Commissione ha ricevuto un mandato “chiaro” per procedere su tre “questioni vitali”, ha messo in chiaro agli eurodeputati la presidente Von der Leyen. In primis l’armonizzazione delle norme nazionali “su temi come l’insolvenza” per fornire agli investitori “la prevedibilità di cui hanno bisogno”, la progettazione di “prodotti di risparmio transfrontalieri per gli investitori al dettaglio” e il rafforzamento della vigilanza a livello europeo “dei più importanti operatori di mercato”.
Tutto questo convergerà in un lavoro a Bruxelles che avrà un obiettivo preciso, secondo quanto spiegato da von der Leyen: “Se vogliamo finanziare la nuova rivoluzione industriale dei nostri tempi, dobbiamo mobilitare il capitale privato europeo“. L’urgenza nasce non solo da anni di “stallo in seno al Consiglio su molti aspetti cruciali dell’Unione dei mercati dei capitali”, ma soprattutto dalle stime sul valore aggiunto per l’economia europea: “Potremmo raccogliere 470 miliardi di euro ogni anno in investimenti privati, se completassimo l’Unione dei mercati dei capitali“. Il rilancio di questo tema è arrivato con le conclusioni dell’ultimo Consiglio Europeo, in cui è stato chiesto agli Stati membri e alla Commissione un impegno su “tutte le misure individuate che sono necessarie per creare mercati europei dei capitali realmente integrati e accessibili a tutti i cittadini e a tutte le imprese dell’Unione“, anche migliorando “convergenza ed efficienza della vigilanza” sugli attori transfrontalieri “più rilevanti dal punto di vista sistemico”.
“L’Unione dei mercati dei capitali è il nostro Inflation Reduction Act europeo“, aveva rivendicato al termine del vertice straordinario della scorsa settimana il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ricordando che “l’Ue dispone di 33 mila miliardi di euro di risparmi privati, dobbiamo trovare il modo di incanalarli nelle nostre imprese”. Al suo fianco in conferenza stampa era stata la stessa presidente della Commissione von der Leyen ad anticipare la necessità di “una spinta importante per avanzare e concentrarci su un quadro europeo comune che dia valore aggiunto, riduca i costi e favorisca l’accesso al capitale”.
Cos’è l’Unione dei mercati dei capitali
L’Unione dei mercati dei capitali è un piano per far fluire investimenti e risparmi in tutta l’Unione “in modo che ne possano beneficiare i consumatori, gli investitori e le imprese, indipendentemente dalla loro ubicazione”, è quanto precisa la Commissione Ue. Se la strada è iniziata con il Trattato di Roma del 1957 ed è proseguita con la libera circolazione dei capitali sancita dal Trattato di Maastricht del 1992, la creazione di una vera Unione dei mercati dei capitali non si è ancora realizzata. Nel 2015 la Commissione guidata da Jean-Claude Juncker ha adottato il primo piano d’azione con più di 30 iniziative che avrebbero dovuto creare gli elementi costitutivi di un mercato dei capitali integrato nell’Ue entro il 2019. A causa del fallimento di questa iniziativa, nel settembre 2020 la Commissione von der Leyen ha definito un nuovo piano d’azione con 16 misure legislative e non legislative su tre obiettivi principali: “Sostenere una ripresa economica verde, inclusiva e resiliente, rendere l’Ue un luogo ancora più sicuro in cui risparmiare e investire a lungo termine, e integrare i mercati dei capitali nazionali in un vero e proprio mercato unico”.
Con i rapporti dei due ex-premier italiani Letta e Draghi – rispettivamente sul futuro del Mercato unico e sul futuro della competitività europea – i servizi del Berlaymont potranno beneficiare di un supporto ulteriore, che sta accelerando anche in sede di Consiglio la marcia verso un’Unione dei mercati dei capitali. “Una tendenza preoccupante è il dirottamento annuale di circa 300 miliardi di euro di risparmi delle famiglie europee dai mercati dell’Ue all’estero, principalmente verso l’economia americana, a causa della frammentazione dei nostri mercati finanziari”, è quanto si legge nel rapporto Letta, che evidenzia la “significativa inefficienza nell’uso delle risorse economiche dell’Ue”. È per questa ragione che viene chiesta una “trasformazione significativa” attraverso la “creazione di un’Unione del risparmio e degli investimenti, sviluppata a partire dall’incompleta Unione dei mercati dei capitali“, non solo per “mantenere i risparmi privati europei all’interno dell’Unione” ma anche per “attrarre risorse aggiuntive dall’estero”.
In questo contesto l’ex-premier Letta avverte che “senza le risorse private che emergeranno dalla creazione di una forte e autentica Unione del risparmio e degli investimenti”, sarà “estremamente difficile” porre fine alle “divisioni interne agli Stati membri riguardo all’allocazione delle risorse pubbliche nazionali ed europee necessarie a coprire i costi della transizione”. A questo proposito è anche necessario ricordare quanto anticipato dall’ex-premier Draghi alla Conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali a proposito della sua relazione sul futuro della competitività europea: “Il settore pubblico ha un grande ruolo da giocare, possiamo sfruttare la grande capacità di assumere prestiti sul mercato, ma la maggior parte degli investimenti deve essere coperta dal settore privato“. Un riferimento esplicito – parlando degli strumenti più adeguati per gli investimenti – al lavoro “da far avanzare” sull’Unione dei mercati dei capitali, non a caso definita “una parte indispensabile” della strategia generale per la competitività europea: “L’Ue può contare su molti risparmi privati, che però finiscono spesso nei depositi di banche e non aiutano la crescita finanziaria”, ha avvertito Draghi.