Bruxelles – L’Ue verso il divieto del commercio dei prodotti provenienti da lavoro forzato sul mercato europeo. Durante la sessione della plenaria del Parlamento europeo tenuta oggi (23 aprile) a Strasburgo, l’Eurocamera si è espressa largamente a favore della proposta, con 555 voti positivi, 6 contrari e 45 astenuti la Plenaria ha approvato la mozione.
Il Parlamento europeo ha votato per bloccare tutti i prodotti frutto di lavoro forzato, provenienti sia dal mercato interno che da fuori dall’Ue. Non solo, saranno colpiti anche i beni che sfruttano i lavoratori nelle sue componenti marginali (come l’imballaggio) o nella catena logistica. La votazione di oggi rappresenta l’ultimo passo compiuto dall’Ue nella lotta alle condizioni di lavoro inique. L’accelerata per vietare la vendita di prodotti derivati da lavoro forzato è arrivata su impulso della Commissione, che già nel settembre 2022, aveva posto la questione come prioritaria.
Con lavoro forzato s’intende secondo la Convenzione dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil) del 1930 “ogni lavoro o servizio estorto a una persona sotto minaccia di una punizione o per il quale detta persona non si sia offerta spontaneamente”.
Nella norma approvata dal Parlamento europeo è prevista la possibilità d’indagare da parte delle autorità nazionali o, se sono coinvolti Paesi terzi, della Commissione europea, sul sospetto utilizzo del lavoro forzato nelle catene di approvvigionamento delle aziende. Se l’accertamento conclude che i lavoratori sono stati sfruttati, le autorità possono chiedere che i beni in questione vengano ritirati dal mercato dell’Ue e confiscati alle frontiere. I prodotti dovrebbero quindi essere donati, riciclati o distrutti. Invece, i beni di importanza strategica o critica per l’Unione possono essere trattenuti fino a quando l’azienda non eliminerà il lavoro forzato dalle sue catene di approvvigionamento.
Sono previste anche sanzioni economiche per le aziende che non si adeguano alle direttive europee. Un altro passo importante nella lotta al lavoro forzato è la creazione di un nuovo portale. Questo database espliciterà quali sono le aree e i settori a maggior rischio, così che i beni provenienti da quelle zone saranno più attenzionati dai Paesi membri e dalla Commissione. Il Parlamento ha anche sottolineato l’importanza della collaborazione con gli Stati terzi per riuscire a fermare le pratiche di sfruttamento dei lavoratori.
Soddisfazione per l’eurodeputata di Renew, Samira Rafaela, correlatrice della proposta secondo cui “Con il voto di oggi il potere passa dagli sfruttatori ai consumatori e ai dipendenti, offrendo speranza alle vittime”. Anche l’altra relatrice, Maria-Manuel Leitão-Marques, eurodeputata del gruppo dei socialisti (S&D) ha celebrato l’approvazione di oggi dichiarando: “Il fatto che l’Ue abbia finalmente una legge per vietare i prodotti da lavoro forzato è uno dei più grandi successi di questo mandato e una vittoria per le forze progressiste”.
Per diventare ufficialmente legge il testo approvato oggi deve ottenere ora l’ok dal Consiglio Ue. Una volta avuto anche quest’ultimo via libera, la legge verrà pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e i Paesi dell’unione dovranno iniziare ad applicarla entro tre anni.
✅ Aprovámos o acordo que proíbe na UE produtos fabricados com trabalho forçado!
Vamos quebrar o modelo de negócio de empresas assente na escravatura e trabalho forçado – são ainda cerca de 27,6 milhões de pessoas vítimas de trabalho forçado em todo o mundo. pic.twitter.com/yWrj9CPolO
— Maria Manuel Leitão Marques (@LeitaoMarquesEP) April 23, 2024