Bruxelles – Ora le nuove norme sull’ecodesign dei prodotti sono pronte per diventare legislazione vincolante in tutti i Paesi membri dell’Ue. Con 455 voti a favore, 99 contrari e 54 astenuti la sessione plenaria del Parlamento Europeo ha dato il via libera definitivo oggi (23 aprile) al Regolamento per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili, secondo l’intesa raggiunta nel dicembre dello scorso anno dalla relatrice per l’Eurocamera, Alessandra Moretti (Pd), con i co-legislatori del Consiglio dell’Ue. “È giunto il momento di liberarci dall’obsoleto modello prendi-produci-smaltisci, che sta creando molti problemi al nostro pianeta, alla nostra salute e alla nostra economia”, ha esultato l’eurodeputata in occasione della sessione di voto a Strasburgo: “Apriamo la strada a una nuova era, in cui ogni prodotto è realizzato in modo più sostenibile e in cui i consumatori possono risparmiare energia, riparare e fare scelte ambientali intelligenti“.
L’anteprima della larga maggioranza a sostengo dell’accordo di compromesso sul nuovo Regolamento (proposto dalla Commissione Ue nel marzo 2022) era già andata in scena a inizio gennaio con il primo voto di conferma in commissione per l’Ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare (Envi). Le basi fondanti delle nuove norme Ue sull’ecodesign sono il divieto di distruzione dei vestiti invenduti, i requisiti minimi per la progettazione ecocompatibile dei prodotti sul mercato europeo e il passaporto digitale per le informazioni degli stessi prodotti. Tecnicamente si tratta di una modifica dell’attuale direttiva sulla progettazione ecocompatibile (risalente al 2009), ampliandone il campo di applicazione che a oggi copre solo i prodotti energetici. Vengono inoltre stabiliti nuovi requisiti di progettazione, per limitare l’impatto sull’ambiente e aumentare l’affidabilità, il riutilizzo, la riparazione e il riciclo.
Il nuovo Regolamento si applicherà a diverse categorie di prodotti – lavastoviglie, televisori, finestre, caricatori per auto – e la Commissione avrà il potere di estenderne il divieto attraverso atti delegati. Bruxelles darà priorità alle categorie alto impatto, tra cui quelle che riguardano il tessile (soprattutto indumenti e calzature), mobili (compresi i materassi), ferro, acciaio, alluminio, pneumatici, vernici, lubrificanti e prodotti chimici, elettrici ed elettronici. Il Regolamento introdurrà per la prima volta un ‘passaporto digitale’ dei prodotti, con l’obiettivo di fornire informazioni sulla sostenibilità ambientale di quelli immessi nel Mercato unico: a livello pratico si tratterà di un’etichetta di facile accesso, che permetterà di consultare le informazioni sulla sostenibilità dell’oggetto acquistato. “Permetterà ai consumatori di scegliere da che parte stare, io mi auguro sempre dalla parte della tutela dell’ambiente”, è l’esortazione della relatrice Moretti.
È poi previsto il divieto di distruzione di prodotti tessili e calzature invenduti, e la Commissione potrebbe estendere in futuro la lista delle categorie di prodotti sottoposte al divieto. Come messo in chiaro dall’eurodeputata in quota Pd, “vogliamo contribuire a un cambiamento nel mondo della produzione fast fashion, con una maggiore sostenibilità sociale e ambientale“. L’applicazione delle norme è prevista dopo due anni dall’entrata in vigore della legge (una volta arrivato il via libera del Consiglio dell’Ue e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale): solo le piccole e microimprese saranno esentate, mentre quelle di medie dimensioni saranno interessate 6 anni più tardi. Gli operatori economici che distruggono i beni invenduti – fatta eccezione appunto per abbigliamento, accessori di abbigliamento e calzature per cui si applica il divieto di distruzione – saranno tenuti a comunicare annualmente le quantità di prodotti scartati e le relative motivazioni, e in caso di violazione del Regolamento sarà compito degli Stati membri determinare le sanzioni (armonizzate tra i Ventisette) da imporre.