Bruxelles – Una discussione durata una giornata intera, partita da uno scambio di due ore con Enrico Letta sul futuro del Mercato unico e proseguito con un confronto tra i leader Ue più spinoso del previsto sulle basi su cui fondare la competitività del futuro. Il Consiglio Europeo straordinario ha approvato oggi (18 aprile) le ultime conclusioni rimaste sul tavolo – non senza fatica e con il testo emendato due volte – a proposito dell’economia e competitività dell’Unione, poggiando le prime basi di un percorso che dalla relazione Letta porterà a quella di un altro ex-premier italiano, Mario Draghi, per definire un nuovo Patto per la competitività europea.
Tutto è iniziato con il rapporto presentato da Letta e già delineato nelle sue linee generali alla vigilia del vertice dei leader Ue. “È un set di strumenti tra cui scegliere, non una bibbia, alcuni possono essere utilizzati subito, altri avranno bisogno di molti mesi“, ha spiegato l’ex-premier italiano, spiegando che “dobbiamo correre e colmare il divario su molti aspetti soprattutto con gli Stati Uniti” in un mondo “diverso da quello in cui è stato concepito e creato il Mercato unico, ci sono nuove esigenze”. A proposito delle proposte della relazione, Letta le ha definite “pragmatiche e realistiche”, e non prevedono la modifica dei Trattati Ue: “Oggi significherebbe non essere concreti e non avere effetti immediati, anche se non dico che non sarebbe auspicabile. Per quanto riguarda le prossime tappe del rapporto, il primo ministro belga e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Alexander De Croo, ha reso noto di aver parlato con la prossima presidenza di turno ungherese “e sono molto soddisfatti del lavoro che abbiamo svolto sulla competitività”. A partire dal primo luglio, Budapest dovrà guidare il lavoro per “assicurarsi che le nostre aziende abbiano anche le risorse” per garantire che “la transizione verde possa essere realizzata”.
Partendo dalle linee tracciate dal rapporto Letta i 27 capi di Stato e di governo hanno approfondito per altre cinque ore la discussione sulle direttrici della competitività europea del futuro. “È necessario un nuovo Patto sulla competitività europea, ancorato a un Mercato unico pienamente integrato“, è quanto si legge nel testo validato dai leader Ue, che sottolinea gli “sforzi sia a livello di Unione sia di Stati membri e in tutti i settori politici per colmare i divari di crescita, produttività e innovazione tra l’Unione e i suoi partner internazionali e principali concorrenti”. L’obiettivo è quello di “agire con decisione per garantire la competitività a lungo termine, la prosperità e la leadership sulla scena mondiale e per rafforzare la sovranità strategica”. In questo contesto assume particolare rilevanza il passaggio a proposito dell’Unione dei mercati dei capitali, uno degli strumenti più attenzionati (anche dal rapporto Letta e dall’imminente rapporto Draghi) per il finanziamento della transizione verde e digitale. Si parla di un lavoro su “tutte le misure individuate che sono necessarie per creare mercati europei dei capitali realmente integrati e accessibili a tutti i cittadini e a tutte le imprese dell’Unione“, anche migliorando “convergenza ed efficienza della vigilanza” sugli attori transfrontalieri “più rilevanti dal punto di vista sistemico”.
“L’Unione dei mercati dei capitali è il nostro Inflation Reduction Act europeo“, ha rivendicato il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, ricordando che “l’Ue dispone di 33 mila miliardi di euro di risparmi privati, dobbiamo trovare il modo di incanalarli nelle nostre imprese”. E a proposito del paragone con Washington, “le start-up europee ricevono meno della metà dei finanziamenti di quelle statunitensi, questa situazione deve cambiare”, è l’esortazione di Michel, che ha confessato come “è stato un Consiglio Europeo difficile, ma abbiamo fatto passi avanti per sviluppare la strategia industriale dell’Unione Europea”. Parole confermate dalla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen: “Letta ha detto tutto nel suo rapporto, i fondi privati non alimentano lo sviluppo delle nostre imprese nell’Ue a causa della frammentazione dei mercati dei capitali”, ma le conclusioni di oggi sulla competitività rappresentano “una spinta importante per avanzare e concentrarci su un quadro europeo comune che dia valore aggiunto, riduca i costi e favorisca l’accesso al capitale”.
Le reazioni al rapporto Letta e al futuro della competitività
“Accolgo con favore la relazione di Letta su come rafforzare e modernizzare la migliore risorsa dell’Ue, il Mercato unico”, ha commentato su X la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, ricordando l’importanza della politica di coesione nel “garantire che i benefici per il Mercato unico siano distribuiti in tutta l’Ue” per promuovere “condizioni di parità”. Più cauta la collega responsabile per la Concorrenza e vicepresidente esecutiva della Commissione Ue, Margrethe Vestager, che ha chiuso la porta a una possibile revisione delle norme Ue sulle fusioni, suggerimento implicito del rapporto Letta a proposito della necessità di recuperare il ritardo con i concorrenti statunitensi e cinesi nella corsa alle nuove tecnologie verdi e digitali: “Il Regolamento sulle concentrazioni serve molto bene alle imprese, ai consumatori e all’economia europea nel suo complesso, ha protetto la concorrenza nel Mercato unico e, così facendo, ha mantenuto i mercati equi e contendibili”. La prima ministra italiana, Giorgia Meloni, ha voluto sottolineare che “ci sono tanti spunti che si ispirano anche sull’esempio italiano“.
Il premier belga e presidente di turno del Consiglio dell’Ue ha voluto ringraziare l’ex-premier italiano per “il lavoro eccellente”, anche se “non necessariamente sono d’accordo su tutto“. In ogni caso per De Croo si tratta di un rapporto “molto pragmatico e tocca i giusti elementi”, come per esempio il modo con cui “mobilitare le gigantesche somme di risparmio che abbiamo in Europa per finanziare la transizione energetica e green“. L’idea dell’Unione dei mercati dei capitali solleva però le “preoccupazioni” di alcuni Paesi membri, in particolare “sulla centralizzazione delle funzioni di vigilanza e sul sistema di tassazione alle società”, come messo in chiaro dal Taoiseach irlandese, Simon Harris. “Sappiamo cosa dobbiamo fare, il Mercato unico funziona per le merci, ma non funziona per i servizi, e questo non va bene”, ha avvertito invece la prima ministra estone, Kaja Kallas. Da parte del premier spagnolo, Pedro Sánchez, per Madrid “la cosa più rilevante è continuare a esercitare un effetto leva sugli investimenti privati grazie all’investimento di risorse pubbliche”, con la possibilità di “incanalare gli investimenti privati attraverso il Mercato europeo dei capitali, ma anche disporre di nuovi fondi come il Next Generation Eu dopo il 2026“.
Dal rapporto Letta al rapporto Draghi
Quello iniziato oggi è un percorso che sarà scandito su tre momenti: la relazione sul futuro del Mercato unico, la definizione dell’Agenda strategica 2024-2029 e infine la relazione di Draghi sul futuro della competitività europea. A Bruxelles diverse fonti precisano che l’appuntamento con l’ex-governatore della Banca Centrale Europea per la presentazione del rapporto non è ancora stato formalizzato, ma sarà comunque dopo le elezioni europee del 6-9 giugno, dunque al più presto al vertice dei leader Ue del 27-28 giugno. “Ciò che proporrò è un cambiamento radicale, è quello di cui abbiamo bisogno”, ha anticipato lo stesso Draghi, nel suo intervento alla Conferenza di alto livello sul pilastro europeo dei diritti sociali del 16 aprile.
Proprio alla vigilia del Consiglio Europeo Draghi ha tracciato le linee generali su cui si sta impostando il lavoro sulla relazione sul futuro della competitività europea: “Ci focalizziamo su dieci macro-settori dell’economia europea” con “tre fili conduttori”, ovvero scalabilità, beni pubblici e approvvigionamento di risorse essenziali. Sono molti i punti di contatto con la relazione presentata oggi da Letta ai 27 leader Ue – in particolare sugli strumenti di finanziamento della transizione – ed entrambi gli ex-premier italiani hanno confermato di aver lavorato in sinergia per la preparazione dei rispettivi rapporti. Tutto indica una convergenza dei due testi non solo nell’Agenda strategica per la prossima legislatura, ma soprattutto in quelli che saranno i pilastri del prossimo bilancio pluriennale Ue (2028-2034), considerato il fatto che le fonti riportano “l’opportunità concreta” di creare un piano stabile di discussione sugli obiettivi e le priorità per il futuro a lungo termine dell’intera Unione.