Bruxelles – L’empasse sulla vicenda giudiziaria di Ilaria Salis, l’insegnante e attivista italiana in carcere da 13 mesi in Ungheria, a un punto di svolta. Secondo quanto riportato da il Foglio, la trentanovenne di Monza sarebbe pronta ad accettare la candidatura alle elezioni europee con l’Alleanza Verdi e Sinistra. In modo da beneficiare – nel caso conquistasse un seggio a Bruxelles – dell’immunità parlamentare e ottenere così la scarcerazione.
Per Salis, accusata dalle autorità ungheresi di lesioni nei confronti di due militanti di estrema destra, sarebbe pronto il posto di capolista nel Nord ovest. Come spiegano fonti di Sinistra Italiana a il Foglio, sarà il corpo diplomatico italiano ad autenticarle la firma necessaria per formalizzare la candidatura alle elezioni che si terranno dal 6 al 9 giugno. Le procedure burocratiche sarebbero state “già avviate nei giorni scorsi e si concluderanno oggi pomeriggio”.
Sulla possibile candidatura di Salis è intervenuta anche Giorgia Meloni, a Bruxelles per il vertice europeo straordinario dei capi di stato e di governo Ue: “Non so se si candiderà, ma non credo che cambi nulla rispetto al lavoro che il governo sta facendo”, ha commentato la premier, aggiungendo: “Non so quanto possa aiutare la politicizzazione del caso“.
Un caso salito all’attenzione dell’opinione pubblica lo scorso 29 gennaio, quando l’attivista italiana è apparsa in Aula in Tribunale a Budapest in catene, con manette ai polsi e alle caviglie, tenuta tra agenti in giubbotto antiproiettile e passamontagna con una catena legata alla vita. Il Parlamento europeo ne ha dibattuto durante la sessione plenaria di febbraio, durante la quale la delegazione del Partito Democratico – per l’occasione era presente anche la segretaria Elly Schlein – aveva messo in scena un flashmob per chiederne la liberazione. “Le catene non sono degne dell’Europa. Riportiamo a casa Ilaria Salis!”, recitavano i cartelli esposti dagli eurodeputati del Pd.
In un primo momento proprio il Partito Democratico aveva ipotizzato di inserire Salis nelle proprie liste, ma a margine di un incontro con Schlein lo scorso 3 aprile, il padre della detenuta Roberto Salis aveva espresso forti dubbi sull’intenzione della figlia di correre con nelle fila del Pd. L’escamotage per la sua liberazione non è una novità nella storia del Parlamento europeo: successe ad esempio ad Enzo Tortora, che nel marzo del 1984 fu candidato – e venne poi eletto – nelle liste del Partito Radicale mentre era agli arresti domiciliari, e più di recente a Carles Puigdemont, Antoni Comin e Clara Ponsatì, i tre indipendentisti catalani accusati in Spagna di ribellione, sedizione e appropriazione indebita.
Tuttavia, anche se Ilaria Salis accettasse la candidatura e venisse poi eletta al Parlamento europeo, non è detto che possa beneficiare dell’immunità, né che sia automaticamente liberata. Se le autorità ungheresi non volessero liberarla, potrebbero in ogni caso presentare una richiesta di revoca dell’immunità all’Eurocamera. Non solo, anche il fatto di godere di questa immunità non implicherebbe di per sé la sua liberazione: il caso della scarcerazione non rientra in una procedura comune e qualsiasi decisione finale – secondo quanto riportato da LaPresse – si baserebbe sulla giurisprudenza della Corte di giustizia europea.
Come funziona la procedura per la revoca dell’immunità parlamentare
In generale, per innescare la procedura per la revoca dell’immunità deve essere presentata una richiesta da parte di un’autorità nazionale competente, rivolta al Parlamento europeo. A quel punto il presidente dell’Eurocamera annuncia la richiesta in Aula e la deferisce alla commissione parlamentare competente, la commissione giuridica, che può chiedere le informazioni o spiegazioni che ritiene necessarie alle autorità nazionali e dà l’opportunità al deputato interessato di essere ascoltato e di presentare documenti o altri elementi scritti.
La commissione giuridica adotta, a porte chiuse, e presenta all’Eurocamera una raccomandazione di approvare o respingere la richiesta di revocare o difendere l’immunità. Alla sessione plenaria successiva alla decisione della commissione, gli eurodeputati adottano una decisione a maggioranza semplice. In seguito alla votazione, il presidente comunica immediatamente la decisione del Parlamento europeo al deputato interessato e all’autorità competente dello Stato membro in questione.