Bruxelles – L’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, fa il punto della situazione con i ministri degli Esteri dei Paesi Ue in preparazione del vertice europeo straordinario di oggi e domani (17-18 aprile). Con le nuove tensioni tra Israele e Iran, il Medio Oriente è “sull’orlo dell’abisso”, ha dichiarato Borrell ricalcando le parole del segretario generale dell’Onu. I Paesi europei, da questo punto di vista, remano tutti dalla stessa parte: “Usare ogni mezzo per evitare l’escalation”.
Secondo la bozza delle conclusioni a 27 che chiuderanno il Consiglio europeo, i capi di stato e di governo Ue ribadiranno la “condanna ferma e inequivocabile” dell’attacco iraniano del 13 aprile a Israele, “la piena solidarietà con il popolo di Israele e l’impegno per la sua sicurezza”. I leader – preoccupati dallo scambio di minacce tra lo Stato ebraico e il regime teocratico di Teheran – lanceranno un appello “a tutte le parti a esercitare la massima moderazione e ad astenersi da qualsiasi azione che possa aumentare le tensioni nella regione”.
Non si fa riferimento, nel documento congiunto su cui lavorano i corpi diplomatici dei 27 e lo staff del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, alle responsabilità di Tel Aviv per aver bombardato per prima – incurante delle più antiche regole del diritto internazionale che sanciscono l’inviolabilità dei siti diplomatici – la sede del consolato iraniano a Damasco, in Siria. In quell’attacco, l’1 aprile, sono morte 16 persone, tra cui diversi membri delle Guardie della Rivoluzione, i pasdaran iraniani.
Un alto funzionario Ue ha spiegato che “l’Ue ha già condannato l’attacco di Israele sulla sede diplomatica” iraniana e che “per quanto riguarda la risposta dell’Iran, si deve applicare il principio di proporzionalità“. Il lancio di centinaia di droni e missili verso un Paese, seppur avvisando prima e non causando nemmeno una vittima, non è una risposta proporzionata.
Borrell al lavoro per nuove sanzioni all’Iran, ma “non dimentichiamo Gaza”
Alla riunione convocata d’urgenza in videoconferenza da Borrell, alcuni Stati membri hanno proposto un ampliamento delle già numerose sanzioni contro l’Iran. “Inoltrerò al Servizio di azione esterna la richiesta di avviare il lavoro necessario, l’idea è espandere il regime esistente contro i droni iraniani forniti alla Russia in due direzioni”, ha spiegato il capo della diplomazia europea in conferenza stampa. Sul tipo di armi, in modo da includere anche il trasferimento di missili, anche se “al momento non ci sono prove che l’Iran stiano fornendo missili alla Russia per attaccare l’Ucraina”. E la seconda direzione è ampliare il quadro per rendere le sanzioni valide anche contro la fornitura di armi per i gruppi armati vicini all’Iran nel Medio Oriente.
Borrell dovrebbe discuterne già questa mattina a Capri con i leader del G7, che sembrano pronti a comminare nuove sanzioni al regime degli ayatollah in modo congiunto. Ma l’Alto rappresentante ha lanciato un monito: “Oggi siamo dalla parte di Israele, gli diamo il nostro sostegno contro l’attacco iraniano”, ma “non dimentichiamo Gaza”. Perché anche in questo caso, le vere vittime di una possibile escalation tra le due potenze regionali sarebbero i palestinesi della Striscia. “Non dimentichiamo Gaza – ha invitato tutti Borrell -, perché non ci sarà stabilità regionale, non ci sarà possibilità di costruire una pace durevole nella regione, se il conflitto a Gaza continua; e soprattutto non verrà risolto il conflitto israelo-palestinese”.
Ma sul porre fine all’offensiva israeliana contro Hamas, che è già costata più di 33 mila vittime, si acuisce immediatamente la distanza tra i Paesi dell’Ue, ancora incapaci di chiedere chiaramente un cessate il fuoco e di mettere pressione al governo di Benjamin Netanyahu per proteggere la popolazione civile di Gaza. I leader Ue – recita l’ultima bozza delle conclusioni visionata da Eunews – ribadiranno il proprio impegno “a collaborare con i partner per porre fine alla crisi a Gaza e attuare la risoluzione 2728 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, anche attraverso il raggiungimento di un cessate il fuoco immediato e la liberazione degli ostaggi, nonché l’aumento degli aiuti umanitari su larga scala ai palestinesi che ne hanno bisogno”.