Bruxelles – Il sostegno dell’Unione europea non è in discussione, è “incrollabile”, e i capi di Stato e di governo vogliono ribadirlo una volta di più nel vertice straordinario. Lo mettono nero su bianco nelle conclusioni di seduta, per mandare un segnale al presidente russo Vladimir Putin, e per cercare di rassicurare quanto più possibile l’alleato Volodymr Zelensky, presidente dell’Ucraina, che chiede un cambio di passo e maggiore decisione. Ma i leader dei Ventisette, come già accaduto in occasione del Consiglio europeo di un mese, assumono impegni vaghi nella loro formula. Si riconosce “la necessità di un’urgente fornitura della difesa anti-aerea“, senza indicare però né tempistiche né modalità.
Un segnale, senza dubbio, ma non certo quel tipo di risposta che Zelensky si attendeva. Lui, il presidente ucraino, ancora una volta partecipa in video collegamento alla riunione dei capi di Stato e di governo dell’Ue. A loro fa notare come “in Ucraina, nella nostra parte d’Europa, purtroppo non abbiamo il livello di difesa che abbiamo visto tutti in Medio Oriente pochi giorni fa”, sottolinea riferendosi al massiccio attacco sferrato dall’Iran contro Israele. “Il nostro cielo ucraino e il cielo dei nostri vicini meritano la stessa sicurezza“, la sottolineatura di Zelensky che è un chiaro invito all’Europa a fare tutto quello che può, e fornire mezzi e tecnologie del caso.
I leader invitano i ministri responsabili ad occuparsi del dossier, a “dare seguito” alle richieste del partner in guerra e al via libera di principio dell’Ue a intervenire a sostegno dell’Ucraina. Bisogna lavorare “in particolare nelle prossime riunioni”, che vuol dire iniziare a lavorare già da subito, già da lunedì prossimo (22 aprile), quando i ministri degli Esteri e della Difesa dei Ventisette si riuniranno a Lussemburgo per discutere proprio del conflitto russo-ucraino. Occorre far presto e l’Unione europea cerca di accelerare i tempi, come invocato da Zelensky.
Il presidente dell’Ucraina ha bisogno praticamente di tutto. “Armi per i nostri soldati. Proiettili per artiglieria. Veicoli. Droni“. La lista presentata ai 27 comprende “tutto ciò che aiuta a mantenere la prima linea” e non arretrare. Serve la contraerea, ma il governo di Kiev chiede ciò che serve non solo per non capitolare, ma ciò che serve per respingere l’aggressore. “Putin spera di riuscire nella sua controffensiva, e l’unica cosa che può sradicare questa speranza è la carenza di armi tra i nostri soldati”. Che iniziano a scarseggiare. “Sfortunatamente, non abbiamo ancora visto i milioni di proiettili di artiglieria dell’Unione Europea di cui si è parlato così tanto“, critica Zelensky. L’Ue continua a essere in ritardo, ma non è novità. Quello che preoccupa a Kiev è l’incapacità di recuperare e ridurre il ritardo accumulato. “Inoltre, alcune altre iniziative non sono state ancora pienamente attuate”, rincara la dose Zelensky,
L’Ue prova a tenere fede agli impegni, per come può. Le conclusioni del vertice straordinario contengono l’impegno a “accelerare e intensificare la fornitura di tutta l’assistenza militare necessaria, inclusi artiglieria e munizioni”. Lo stesso impegno sottoscritto un mese fa, nell’ultimo vertice del Consiglio europeo. Segno che, se si continua a ribadire il concetto, poco è cambiato. Del resto nell’Ue incapace di provvedere alla propria di sicurezza, per una base industriale tutta da reinventare, diventa difficile capire come e quando tutto questo possa essere realizzato. Anche perché la difesa resta squisitamente materia nazionale, e i Ventisette faticano a trovare un dimensione europea.
“Il sostegno militare e l’impegno alla sicurezza saranno forniti nel pieno rispetto della politica di sicurezza e difesa di determinati Stati membri e tenendo conto degli interesse nella sicurezza e nella difesa di tutti gli Stati membri”. Anche questo passaggio, identico a quello di un mese fa, indica che poco p cambiato nello spazio di un mese. Il contributo europeo sarà su base volontaria, forse coordinata tra qualcuno del club a dodici stelle, ma tutto lasciato alla prova dei fatti.
Zelensky porta a Bruxelles la richiesta esplicita di “accelerare l’attuazione dei nostri accordi con voi, sia sulle forniture e sulla produzione congiunta di armi e munizioni, sia sul finanziamento di progetti rilevanti”. Le conclusioni vanno bene nel principio, ma non nella sostanza. L’Ucraina non intende perdere la guerra, ma da Bruxelles non arriva altro che una dichiarazione tutta da tradurre in pratica.