Bruxelles – La TV sì, il televisore no. Nell’Ue è cambiato il modo di passare le serate e il modo in cui vedere programmi e contenuti per il piccolo schermo. Che si tratti di un film, di una serie, di un evento sportivo o di un talk-show, tutto passa per internet e lo streaming, la diffusione per via telematica. Dati aggiornati al 2022, ormai quasi sei europei su dieci, o due sue tre (65 per cento), dichiara di ricorrere a internet per la televisione.
Dimenticate i vecchi apparecchi, dunque. La nuova TV passa per il computer portatile e il suo schermo, o uno schermo grande collegato al pc, ovviamente con le differenze del caso. Perché, rileva Eurostat, si va da realtà ormai convertite allo streaming come Finlandia e Paesi Bassi (rispettivamente, con il 93 per cento e il 90 per cento della popolazione complessiva che ricorre alla nuova modalità di televisione) a realtà invece ancora molto tradizionali come Romania e Bulgaria, dove la ‘religione’ resta la Tv via cavo (lo streaming in questi due Paesi è fermo, rispettivamente, al 34 per cento e al 40 per cento di quanti sono davanti a uno schermo).
L’Italia non fa eccezione, anche se si registra una netta separazione generazionale. Uomini e donne di età compresa tra 16 e 34 anni guardano la TV al computer, ricorrendo a siti e programmi di trasmissione on-line (85 per cento della fascia d’età), mentre gli anziani restano fermi al caro vecchio televisore di una volta. Per gli over 65, che in Italia sono i più numerosi dell’Ue, la tecnologia non è un compagno di vita. Solo tre anziani su 10 (32 per cento) hanno voluto provare cosa vuol dire ‘streaming’.