Bruxelles – L’Occidente fa scudo intorno a Israele dopo l’attacco “senza precedenti” del regime teocratico di Teheran. Ma chiede in coro al primo ministro Netanyahu di trattenersi da un’ulteriore risposta contro l’Iran. L’Alto rappresentante Ue Josep Borrell convoca d’urgenza i ministri degli Esteri dei 27, mentre il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, annuncia che il rischio di un’ulteriore escalation in Medio oriente sarà sul tavolo dei capi di Stato e di governo Ue nel vertice straordinario previsto per il 17-18 aprile.
La risposta delle istituzioni europee al lancio – nella notte tra il 13 e il 14 aprile – di centinaia di droni e missili dall’Iran verso Israele, è arrivata in concertazione con i leader del G7, che si sono aggiornati in teleconferenza già nella giornata di ieri. “Esprimiamo piena solidarietà e sostegno a Israele e al suo popolo e riaffermiamo il nostro impegno per la sua sicurezza. Con le sue azioni, l’Iran ha fatto un ulteriore passo avanti verso la destabilizzazione della regione e rischia di provocare un’escalation regionale incontrollabile”, affermano i governi di Francia, Germania, Giappone, Italia, Stati Uniti, Canada e Regno Unito in una dichiarazione congiunta.
“Tutte le parti devono dare prova della massima moderazione”, hanno aggiunto la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e Charles Michel. Dal G7 l’avvertimento al regime degli ayatollah: “Siamo pronti a prendere ulteriori misure ora e in risposta a ulteriori iniziative destabilizzanti”. Ulteriori sanzioni, in particolare per ostacolare i programmi di Teheran sulla produzione di droni e missili.
Anche la presidente dell’Eurocamera, Roberta Metsola, con un post su X ha espresso la condanna “nei termini più forti possibili” dello spregiudicato attacco e ha ribadito che l’Ue “continuerà a lavorare per allentare la tensione e impedire che la situazione si trasformi in ulteriori spargimenti di sangue”. Insieme ai partner del G7, cercando di “porre fine alla crisi di Gaza”.
Teheran al Consiglio di Sicurezza Onu: “È stata autodifesa”
Nel frattempo, ieri si è riunito anche il Consiglio di sicurezza dell’Onu, insieme ai rappresentanti permanenti di Israele e Iran presso le Nazioni Unite. Per Teheran l’operazione lanciata il 13 aprile “è stata una forma di autodifesa, un’azione necessaria e proporzionata diretta solo contro obiettivi militari“, ha dichiarato l’ambasciatore Amir-Saeid Iravani. L’accusa lanciata dall’Iran alla comunità internazionale è sempre la stessa: “Ci sono due pesi e due misure”. Perché il Consiglio di Sicurezza “non ha condannato l’attacco contro il nostro consolato in Siria”: il primo aprile scorso, in evidente violazione dell’inviolabilità delle sedi diplomatiche, sedici persone, tra cui diversi ufficiali della Guardie della Rivoluzione, sono rimaste uccise nel bombardamento che ha distrutto l’ambasciata iraniana a Damasco. Bombardamento che, pur se non rivendicato esplicitamente, sarebbe stato effettuato dalle forze di difesa Israeliane.
“Le cause profonde di quello che sta accadendo sono evidenti. Israele ha provocato oltre 30mila vittime civili a Gaza. Il regime ha provocato vittime anche tra gli operatori umanitari. Si tratta di un genocidio contro la popolazione palestinese. Si tratta di una serie di reati brutali contro le nostre persone, nostri funzionari, le nostre infrastrutture”, ha attaccato ancora l’ambasciatore iraniano. D’altra parte, l’omologo israeliano ha chiesto alle Naioni Unite di “imporre tutte le sanzioni possibili all’Iran prima che sia troppo tardi”. Il segretario generale, Antonio Guterres, ha “condannato con fermezza l’escalation rappresentata dall’attacco su larga scala dell’Iran a Israele” e ha avvertito: “Bisogna tornare indietro dall’orlo del tracollo in cui ci troviamo”.
Domani alle 17:00 i ministri degli Esteri dei Paesi Ue si riuniranno in videoconferenza per una prima discussione su cosa intende fare l’Unione europea per contribuire alla de-escalation e per scongiurare un’ulteriore risposta israeliana. Intanto Borrell ha contattato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, per dissuaderlo da nuove azioni, mentre Netanyahu – su pressione statunitense – ha fatto sapere che al momento Tel Aviv “non estenderà le operazioni militari“, ma che l’Iran “pagherà”.