Si sente ripetere spesso che i giovani di oggi sono i cittadini di domani. Tuttavia, basta guardare alle elezioni europee ormai imminenti per rendersi conto che i giovani sono già adesso cittadini attivi, che contribuiscono direttamente a definire l’agenda politica. Cinque Stati membri dell’UE, che rappresentano un quarto della popolazione dell’Unione — Belgio, Germania, Austria, Grecia e Malta — hanno esteso il diritto di voto a chiunque abbia compiuto 16 anni.
Molti sostengono che si tratta di una misura attesa già da tempo e che altri paesi dovrebbero seguire l’esempio di questi cinque Stati. Gli sviluppi avvenuti negli ultimi vent’anni hanno reso evidente la vulnerabilità dei giovani agli shock globali, che si tratti di crisi finanziarie, della pandemia di COVID-19 o delle fluttuazioni del mercato del lavoro. Questo è il motivo principale per cui, dall’adozione del Trattato di Lisbona ad oggi, l’integrazione e il coinvolgimento dei giovani nell’elaborazione delle politiche si sono fatti sempre più intensi.
Una tendenza, questa, che ha portato tra l’altro a proclamare il 2022 Anno europeo dei giovani, con quattro obiettivi principali: richiamare l’attenzione sulle opportunità offerte ai giovani dalla transizione verde e da quella digitale, promuovere politiche e programmi che diano priorità ai giovani, spronarli a impegnarsi come cittadini attivi nella comunità in cui vivono e imprimere una dimensione giovanile in tutte le politiche dell’UE.
L’Anno europeo dei giovani ha spinto il Comitato economico e sociale europeo a riorientare il fulcro della sua attività verso i giovani, le loro aspirazioni e i loro bisogni.
Nel corso di quell’anno ho elaborato per il CESE un parere d’iniziativa intitolato Valutazione d’impatto dell’UE dal punto di vista dei giovani, uno dei cui messaggi principali era l’urgenza di affrontare “la mancanza di rappresentanza democratica dei giovani e di una prospettiva giovanile al di fuori del tradizionale ambito delle politiche giovanili”. Nella progressiva estensione, in questo 2024, del diritto di voto ai sedicenni e ai diciassettenni possiamo quindi ravvisare una risposta diretta alle preoccupazioni e alle istanze del Comitato.
Detto questo, è importante che il CESE guardi al di là della durata annuale di quella iniziativa e renda permanente l’eredità che essa ha lasciato all’Europa. Già nel dicembre 2022, infatti, il CESE ha adottato, su questo tema specifico, una risoluzione in cui mira a sviluppare ulteriormente le realizzazioni dell’Anno europeo dei giovani attraverso nuove iniziative di integrazione e responsabilizzazione, meccanismi partecipativi per i giovani e il coinvolgimento di organizzazioni giovanili a tutti i livelli.
L’anno seguente, il 2023, l’Ufficio di presidenza del CESE ha istituito un gruppo ad hoc Gioventù, il cui scopo è integrare meglio la voce dei giovani nelle proprie attività e nel processo decisionale dell’UE, in maniera strutturata e significativa. E uno dei modi per realizzare questo scopo è lavorare con le organizzazioni della società civile non soltanto a livello europeo, ma anche a livello nazionale.
Il Consiglio economico, sociale e ambientale francese è, tra queste organizzazioni nazionali, una delle più attive. Ho lavorato per la prima volta con questa organizzazione partner nel 2022, quando ha pubblicato un parere di ampio respiro contenente 21 raccomandazioni sull’impegno dei giovani e la partecipazione democratica, in particolare per quanto riguarda il loro coinvolgimento nelle consultazioni elettorali. Creare e coltivare queste sinergie è un modo importante per razionalizzare le impostazioni comuni e rendere il lavoro quotidiano del CESE più incisivo in tutta Europa. Via via che il mio lavoro a favore dei giovani si è fatto più intenso, sono stata sempre più colpita dal vigore, dalla capacità di innovazione e dall’ottimismo dei nostri giovani, malgrado le numerose sfide cui essi devono far fronte.
Rispetto alla purtroppo scarsa partecipazione dei giovani alla nostra vita pubblica, c’è soltanto una cosa ancora peggiore: l’assenza totale di tale partecipazione. Rispetto ai loro genitori, i giovani di oggi si trovano a dover percorrere una strada più difficile verso l’istruzione, l’occupazione e la sicurezza finanziaria, ma sono anche all’avanguardia della transizione verde e di quella digitale – due ambiti e due politiche cruciali, in cui gli interessi dei giovani emergono con particolare rilievo e le competenze dei giovani spiccano e sono valorizzate al meglio.
Il nostro compito di decisori politici non è semplicemente quello di ascoltare i giovani, ma anche quello di farli assurgere, insieme alle loro voci, a livelli di uguaglianza e a posizioni di responsabilità. Le elezioni europee costituiranno pertanto il prossimo passo di un programma duraturo di integrazione dei giovani, che promette di rendere più saldo il futuro del nostro progetto comune europeo.
*Katrīna Leitāne è presidente del gruppo ad hoc Gioventù del Comitato economico e sociale europeo