Bruxelles – La premessa è che “abusi di questo tipo possono succedere, sono sempre accaduti e che potranno ripetersi in futuro”, ma la maxi-frode da 600 milioni di euro ai fondi Ue per il piano di ripresa dell’Italia (Pnrr) finirà inevitabilmente al centro della riunione del Consiglio Ecofin di domani (12 aprile), assicurano fonti bene informate. Non c’è intenzione di fare polemiche né di mettere il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sul banco degli imputati. Ma si vorrà chiarire, saperne di più. Una sorta di ‘atto dovuto’, visto che si tratta di risorse comuni europee.
Che sia lo stesso Giorgetti a sollevare il tema o qualcuno degli altri ministri attorno al tavolo, dagli addetti ai lavori è dato per “certo che la questione sarà parte del dibattito” tra i ministri economici dell’Unione europea. C’è la buona notizia, in questa vicenda, rappresentata dalla scoperta della frode, segno che controlli vengono fatti e i ‘furbetti’ pizzicati. Si tratta di fare il punto su un dossier comunque non indifferente, visto che l’Italia, tra garanzie (68 miliardi) e prestiti (126,4 miliardi) deve gestire 194,4 miliardi di euro, ed entro il 2026.
A proposito di questa scadenza, sembra crescere il fronte degli Stati membri interessati a chiedere più tempo per i fondi del Recovery Fund, e quindi estendere il periodo di attuazione di riforme e investimenti incardinati nei Pnrr. “Non c’è solo l’Italia” ad avvertire la pressione di tempistiche ristrette e impegni di vasta portata, ammettono a Bruxelles. “Ci sono altri ministri a favore di un prolungamento dei progetti di riforma” oltre il 2026, e l’argomento diventa inevitabilmente “un tema di dibattito”. Il problema è che i soldi del Recovery Fund sono legati al bilancio pluriennale dell’Ue, e quindi è richiesta l’unanimità per un’eventuale decisione in senso estensivo.
Si preannuncia dunque un Ecofin ricco di spunti, probabilmente povero di decisioni vere, operative, su questi due temi che irrompono nel dibattito. Certo è che l’attenzione è (quasi) tutta per Giorgetti.