Bruxelles – La situazione presenta segnali di miglioramento, al pari di incertezze. Per questo non è ancora il momento di tagliare i tassi, e il consiglio direttivo della Banca centrale europea decide di non intervenire in tal senso. Per la quinta volta consecutiva la Bce lascia invariato il tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale (al 4,5 per cento), il tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale (a quota 4,75 per cento) e il tasso di interesse sulla linea di deposito (al 4 per cento). Ma si inizia a ragionare sul taglio, che potrebbe arrivare a giugno.
Il passaggio chiave della conferenza stampa della presidente della Bce, Christine Lagarde, è condito di ‘se’. Vuol dire che servono le giuste condizioni per un taglio. Ad ogni modo, spiega, “se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo sulle prospettive di inflazione, sulla dinamica dell’inflazione di fondo e sulla forza della trasmissione della politica monetaria dovesse aumentare ulteriormente la fiducia che l’inflazione stia convergendo verso l’obiettivo in modo duraturo, sarebbe opportuno ridurre il livello attuale della restrizione della politica monetaria“. E quindi tagliare i tassi.
A prescindere da quello che potrà accadere da qui in avanti, “non ci stiamo impegnando preventivamente su un particolare percorso“, chiarisce ancora Lagarde. Non si ragiona sulle cifre, in sostanza. L’entità dell’eventuale allentamento delle misure di politica monetaria dipenderà dai dati, innanzitutto. E qui Lagarde vuole essere ancora più chiara: “Dipendiamo dai dati, non dalla Fed”. A Francoforte ovviamente si guarda agli Stati Uniti e alle mosse che potranno essere prese dalla Banca centrale USA, ma la presidente della Bce rivendica una volta di più l’indipendenza della sua istituzione.
Sono proprio i dati a disposizione a permettere a Lagarde di riconoscere pubblicamente che il ragionamento sull’eventuale riduzione del livello dei tassi di interesse è in corso. Allo stato attuale, spiega la numero uno dell’Eurotower, “si prevede che l’inflazione oscillerà attorno ai livelli attuali nei prossimi mesi per poi scendere fino al nostro obiettivo del 2 per cento l’anno prossimo“. Però permane l’incertezza. “I rischi al rialzo per l’inflazione sono rappresentati dalle tensioni in Medio Oriente, che potrebbero produrre nuovi aumenti dei prezzi dell’energia e interruzioni delle catene di approvvigionamento”. Questo potrebbe rimettere in discussione i ragionamenti sui tagli.
Per questo resta valido l’invito a fare le riforme. Lagarde torna a chiedere a tutti “un’attuazione rapida ed efficace” dei piani nazionali per la ripresa (Pnrr). Così facendo si potrebbero sostenere “l’innovazione e aumentare gli investimenti nelle transizioni verde e digitale”, trainando competitività e crescita. Sottolineature ed inviti non casuali, visto che “i rischi per la crescita economica restano orientati al ribasso”.