Bruxelles – Dopo la legislazione, è il tempo dell’implementazione. Con una comunicazione che fa il punto sui nove dialoghi sulla transizione pulita condotti finora con l’industria europea e le parti interessate negli ultimi mesi, la Commissione Europea traccia le direttrici “che potrebbero sostenere un approccio industriale rafforzato per realizzare il Green Deal Europeo”. E inizia a preparare le linee-guida per la messa a terra delle politiche per il raggiungimento degli obiettivi climatici al 2050, anche sulla base della discussione in programma al Consiglio Europeo straordinario del 17-18 aprile “sulle prossime tappe della transizione pulita dell’Europa”.
A presentare il risultato del primo round dei dialoghi con le industrie europee iniziato a ottobre 2023 e conclusosi lunedì (8 aprile) con i rappresentanti del settore dei trasporti, è stato il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea per il Green Deal, Maroš Šefčovič, che ha messo in chiaro come “i nostri obiettivi di decarbonizzazione, crescita verde e competitività europea vanno di pari passo” e allo stesso tempo “serve un approccio industriale rafforzato che garantisca la prevedibilità per gli investitori”. Di qui i cinque pilastri su cui si dovrà impostare l’azione di implementazione della legislazione sul Green Deal: un quadro normativo “efficace e semplificato” per le imprese per realizzare la transizione, un’azione sui prezzi dell’energia, infrastrutture “moderne”, un accesso “più facile” ai finanziamenti, e un Mercato Unico “più forte” in un ambiente competitivo a livello globale.
Dall’idrogeno alle materie prime critiche, dalle tecnologie pulite alle infrastrutture energetiche, fino alla bioeconomia basata sulle foreste, industrie ad alta intensità energetica, città, mobilità pulita e acciaio. I nove dialoghi andati in scena negli ultimi sei mesi sono solo l’inizio di un percorso su cui la Commissione “continuerà a impegnarsi con l’industria e le parti sociali”, con un parallelo “dibattito approfondito” con il Consiglio e il Parlamento “sui fattori chiave che devono essere affrontati”. L’obiettivo è quello della definizione dell’agenda strategica Ue 2024-2029 per il prossimo ciclo politico, le cui discussioni tra i 27 leader Ue inizieranno al vertice straordinario della prossima settimana e dovrebbero convergere al Consiglio Europeo di giugno (quando è prevista l’adozione).
I cinque pilastri per la transizione pulita industriale
In primis “l’attenzione si sposta ora sull’attuazione” del Green Deal e la Commissione Europea “fornirà ulteriori orientamenti per sostenere l’industria e gli Stati membri nell’applicazione della legislazione dell’Ue e rafforzerà l’attenzione sulla riduzione degli oneri”. Per monitorare e misurare i progressi della transizione pulita e della competitività economica, i servizi del Berlaymont pubblicheranno “una serie di indicatori chiave” su un’apposita piattaforma. Sul fronte dell’energia pulita e dei prezzi accessibili, l’esecutivo Ue ricorda che “gli Stati membri devono adottare misure per eliminare i sussidi ai combustibili fossili” e “dovrebbero sfruttare appieno il quadro giuridico aggiornato, in particolare la direttiva sulle energie rinnovabili, per garantire che i benefici della transizione pulita vadano all’industria e ai cittadini”. La richiesta di “cluster industriali che colleghino i più grandi impianti e poli produttivi con impianti di generazione a zero e basse emissioni di carbonio” arriva dalle stesse industrie coinvolte nei dialoghi sulla transizione pulita: “Hanno anche chiesto di riconsiderare il livello di tasse e imposte sull’energia, compresa l’elettricità”.
C’è poi la questione di “infrastrutture moderne come spina dorsale” dell’industria europea, che richiederà alla Commissione di prendere in considerazione la possibilità di “sostenere l’industria nello sviluppo di una standardizzazione della domanda per i cavi, le condutture e le tecnologie necessarie allo sviluppo della rete energetica“, anche grazie a una piattaforma ad hoc per stringere il coordinamento con Stati membri, autorità locali e regionali, operatori di rete, attori industriali, autorità di regolamentazione e istituzioni finanziarie sullo sviluppo delle infrastrutture per la transizione energetica pulita. Il quarto pilastro mira a sbloccare i finanziamenti per la transizione pulita, in particolare quelli privati che “non sono ancora stati mobilitati a sufficienza”. Per il gabinetto von der Leyen è cruciale un “bilancio forte dell’Ue per realizzare investimenti di qualità superiore”, con “rapidi progressi” sia sull’utilizzo di fondi pubblici per raccogliere investimenti privati sia sul sistema per lo scambio delle quote di emissione (Ets). E infine la leva del Mercato Unico “il più grande punto di forza dell’Ue”, per cui potrebbe essere organizzato un progetto pilota per l’idrogeno e l’acquisto congiunto di materie prime critiche “sulla base dei risultati positivi dell’acquisto congiunto di gas”, scrive la Commissione Ue.