Bruxelles – Potrebbe finire presto l’Europa in cui i farmaci, in particolare antibiotici e oncologici, sono sempre meno e costano sempre di più, e in cui le piccole industrie farmaceutiche sono messe ai margini da un sistema di brevetti che va a tutto vantaggio dei colossi del Big Pharma. La proposta della Commissione europea di rinnovare la legislazione farmaceutica dell’Ue avanza: oggi (10 aprile) l’Eurocamera ha detto sì alle norme per promuovere l’innovazione, migliorare la sicurezza dell’approvvigionamento e l’accessibilità economica dei medicinali.
Il pacchetto legislativo messo sul tavolo dall’esecutivo von der Leyen ad aprile 2023 consiste in una nuova direttiva – adottata dagli eurodeputati con 495 voti favorevoli, 57 contrari e 45 astensioni – e un regolamento – adottato con 488 voti favorevoli, 67 contrari e 34 astensioni -. Il vicepresidente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha affermato in aula che “l’obiettivo è sempre stato garantire l’accesso equo e tempestivo ai medicinali per tutti i cittadini europei e al contempo promuovere l’innovazione e la competitività per la nostra industria”. Due obiettivi che – “diversamente da certe argomentazioni” – secondo Schinas sono “sia compatibili che praticabili”.
Con le nuove norme, verrebbe inflitto un duro colpo alla torre d’avorio delle grandi industrie farmaceutiche sulla protezione dei dati: i giganti del settore, grazie a modifiche anche infinitesimali nella composizione dei farmaci, riescono con disinvoltura ad allungare l’esclusività dei brevetti oltre il loro limite stabilito per legge. Prima di tutto, la riforma prevederebbe di ridurre dagli attuali dieci anni a sette anni e mezzo il periodo durante il quale le aziende concorrenti non possono accedere alle informazioni sulle molecole contenute nei farmaci brevettati. Con una serie di possibili deroghe in casi particolari.
Oltre a garantire un “più ampio accesso ai medicinali attraverso incentivi per premiare l’innovazione e l’approvvigionamento”, la priorità della riforma è assicurare “la disponibilità in tempi rapidi di medicinali biosimilari e generici a basso costo“. Per far ingoiare la pillola amara alle grandi aziende, al contempo la Commissione prevede di “semplificare e velocizzare le procedure” per l’autorizzazione di nuovi farmaci, “in modo che l’industria farmaceutica dell’Ue rimanga competitiva a livello globale”.
Sul capitolo della ricerca e sviluppo di nuovi antimicrobici, gli eurodeputati vogliono introdurre premi per l’ingresso nel mercato e sistemi di premi per pagamenti intermedi. Ad esempio, prevedendo un sostegno finanziario nella fase iniziale, quando determinati obiettivi di ricerca e sviluppo vengono raggiunti prima dell’approvazione del mercato. Questi sarebbero integrati da un modello di abbonamento attraverso accordi volontari di appalto congiunto, per incoraggiare gli investimenti negli antimicrobici.
Secondo le previsioni della Commissione europea, la riforma della legislazione farmaceutica farà in modo che “nuovi medicinali raggiungano 70 milioni di cittadini in più nell’Unione“, soprattutto nelle regioni più remote e nei Paesi meno facoltosi. Ad oggi – ha ricordato Schinas – “i tempi di attesa per l’accesso ai nuovi medicinali variano da qualche mese fino a due anni” nei 27 Stati membri. L’ampliamento della gamma dei farmaci a disposizione dovrebbe ridurre le spese che gravano sia sui servizi sanitari nazionali, sia sulle tasche dei cittadini. Ma i risparmi – ne è convinto il vicepresidente della Commissione Ue – riguarderebbero anche l’industria, che potrà tagliare “dai 500 milioni al miliardo di euro” di spese “nell’arco dei prossimi 15 anni”.