Bruxelles – Agricoltura e alimentazione devono tornare al centro dell’agenda politica europea. In modo realistico e senza alcun pregiudizio ideologico. È questo il messaggio trasmesso oggi dai principali rappresentanti dell’industria agroalimentare europea che, presso il Parlamento Europeo, hanno preso parte al convegno intitolato “Farm2Fork: Valutazione dei Progressi e Prossimi Passi”, organizzato dal policy Intistitute Competere.Eu, specializzato in politiche pubbliche sulla sostenibilità, in collaborazione con l’europarlamentare Salvatore De Meo (Ppe).
“A cinque anni dal lancio del Green Deal europeo, le ambizioni che lo hanno ispirato si sono rivelate spesso inconsistenti e, in casi peggiori, supportate da un approccio ideologico che ha rischiato di compromettere una filiera modello com’è appunto l’Agrifood del nostro continente”. Con queste parole Pietro Paganini, Presidente di Competere, ha aperto i lavori a cui hanno preso parte molti rappresentanti del settore agroalimentare a Bruxelles.
“Chi fa le leggi deve finalmente capire che la sostenibilità ha tre facce, non solo ambientale, ma anche economica e sociale”, ha sostenuto De Meo, secondo il quale “purtroppo però, in questi anni abbiamo visto principalmente proposte legislative provenienti dalla Commissione europea impregnate di ideologismo, carenti di pragmatismo e basate su valutazioni di impatto erronee, datate o spesso inesistenti. Dobbiamo invece basarci sui fatti, e cambiare questa narrativa che vede gli agricoltori demonizzati ed accusati di essere i principali responsabili dei cambiamenti climatici”.
Secondo De Meo “L’agricoltura è un settore fondamentale, che ha dimostrato la sua resilienza durante la pandemia e che deve essere il punto di partenza per la transizione verde. Le nuove politiche devono essere fatte con gli agricoltori e non contro di loro, perché solo tramite il loro coinvolgimento e piena partecipazione riusciremo a raggiungere gli obiettivi ambientali che ci siamo dati”.
“Gli ultimi cinque anni – ha proseguito Paganini – hanno visto una marginalizzazione dell’agricoltura e dell’industria alimentare nell’agenda politica europea, nonostante il loro ruolo cruciale nella sicurezza alimentare, nell’innovazione e nello sviluppo socio-economico. Le politiche ambientali hanno spesso penalizzato il settore, ignorando la necessità di un approccio equilibrato che tenga conto delle dimensioni economiche, sociali e ambientali della sostenibilità”.
Durante il dibattito è stato sostenuto, spiega una nota, come le politiche attuali, caratterizzate “abbiano fallito nel rispondere alle sfide emergenti come la pandemia e le crisi geopolitiche, mettendo a rischio la competitività e la sostenibilità del settore. Inoltre, l’accento eccessivo sulle soluzioni green-tech è risultato fuorviante, dato che queste soluzioni da sole non sono sufficienti per affrontare le sfide globali legate all’alimentazione”.
Gli attori dell’industria agroalimentare chiedono quindi “un impegno concreto” da parte dei futuri rappresentanti nel Parlamento e nella Commissione europea.
Il loro appello è riassunto in sette punti:
1. Riconoscere la priorità del settore agricolo e alimentare nell’agenda politica europea.
2. Sviluppare politiche che promuovano il benessere dei cittadini europei e sostenere filiere globali resilienti.
3. Garantire una politica alimentare equilibrata che tenga conto della salute, dell’ambiente e dell’economia.
4. Stimolare l’innovazione e gli investimenti nel settore agroalimentare.
5. Sostituire i sussidi con politiche di investimento attivo per rivitalizzare le aree rurali e migliorare l’accesso al credito.
6. Promuovere il settore agroalimentare europeo a livello internazionale attraverso strategie di protezione dei prodotti e partnership commerciali.
7. Impegnarsi nell’educazione alimentare dei consumatori per promuovere diete equilibrate e sostenere i prodotti locali.