Bruxelles – Usare il machine learning e l’intelligenza artificiale per verificare come i finanziamenti europei per gli aiuti allo sviluppo influiscono effettivamente negli Stati beneficiari. È questo lo studio che il CeSpi (Centro studi di politica internazionale) ha elaborato su incarico del gruppo parlamentare europeo dei socialisti e dei democratici (S&D), con l’obiettivo di avere dati precisi e “super partes” sugli effetti della spesa europea in questo settore, presentandolo ieri a Bruxelles con il suo direttore Daniele Frigeri e il deputato europeo Udo Bullmann.
Ogni anno l’Ue attraverso la Commissione e la Bei (Banca europea per gli investimenti) finanzia progetti per miliardi di euro in Paesi terzi, con lo scopo di aiutarli nella crescita o nel miglioramento delle condizioni di vita. Povertà, salute, istruzione, parità di genere e transizione verde sono alcuni dei settori in cui l’Ue investe. Per ogni progetto, è previsto un finanziamento che permetta il raggiungimento degli obiettivi previsti. Quello che succede però, è che a volte questi soldi erogati dall’Ue producano risultati non strettamente collegati agli obiettivi per cui sono stati assegnati.
“L’obiettivo – spiega Bullmann – era quello di sviluppare una metodologia che consentisse al Parlamento europeo di svolgere il suo ruolo di controllo nei confronti della Commissione europea e di proporre miglioramenti in vista della revisione intermedia della NDICI (Neighbourhood, Development and International Cooperation Instrument)”.
Marco Zupi, che ha coordinato il team e curato il rapporto, con la collaborazione di Christian Morabito, sostiene che “integrando Machine Learning (ML), Intelligenza Artificiale (AI) e metodologie qualitative, il CeSPI si è posto l’obiettivo di sezionare e comprendere le azioni della CE nell’ambito della NDICI, la loro coerenza con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs) e l’allineamento con le priorità del Gruppo Socialisti e Democratici (S&D)”.
“Questo approccio innovativo – continua Zupi – non solo modernizza l’esame delle politiche di sviluppo dell’UE, ma fornisce anche agli eurodeputati un quadro solido per valutare i Piani d’azione annuali (PAA) della NDICI. La metodologia del CeSPI facilita l’elaborazione di politiche informate e d’impatto, garantendo l’allineamento con le priorità e i valori progressisti”.
Lo studio ha esaminato 176 PAA, che guidano le azioni della CE in 89 Paesi, e ha condotto un’analisi dettagliata in El Salvador, Giordania, Kenya, Nigeria e Senegal. Nonostante l’allineamento dichiarato dei PAA con gli SDG, come lo sviluppo umano, la riduzione della povertà e l’uguaglianza di genere, l’analisi rivela una discrepanza tra gli obiettivi dichiarati e le iniziative effettive.
Le raccomandazioni includono la specificazione degli obiettivi, il miglioramento del coordinamento, l’implementazione degli obiettivi di riduzione della povertà, la collaborazione per la trasparenza, la creazione di un gruppo di alto livello e l’incoraggiamento di ulteriori ricerche utilizzando tecniche di TM e ML per un controllo efficace.
Lo studio del CeSpi mette alla luce come le aree di finanziamento dove si verifica più spesso che la finalità effettiva è diversa da quella programmata sono istruzione e parità di genere. Questo è dovuto al fatto che sono tematiche ampie e prevedono vari tipi di intervento possibile. Per esempio se i soldi dell’Ue stanziati per l’istruzione vengono usati per la costruzione di una scuola il loro impatto diretto è sull’edilizia, meno sull’educazione.
Il CeSpi, per testare questo nuovo strumento ha inserito nella macchina tutte le documentazioni disponibili dei finanziamenti relativi al periodo 2021-2023. Sono numeri esorbitanti di carte, migliaia di documenti, che una persona non sarebbe mai in grado di verificare da sola ma l’intelligenza artificiale sì. Nello specifico Il think tank italiano, ha studiato i dati sia per macroaree globali che Stato per Stato.
Uno strumento come questo non sarebbe comunque utile solo al gruppo S&D, che in fase di negoziazione dei fondi con la Commissione potrebbe far valere con più forza le proprie ragioni, ma anche alle Ong e anche alla Commissione stessa, che avrebbe un controllo più ampio sui propri finanziamenti.
Anche se si tratta di uno strumento basato sull’intelligenza artificiale il supporto umano rimane fondamentale. CeSpi ha evidenziato che per implementare il funzionamento di questo mezzo servirebbe che tutti i documenti venissero redatti secondo un format unico. Un altro punto di debolezza riguarda la lingua, al momento la macchina riesce a leggere solo i documenti in inglese, ma essendo ancora nelle prime fasi sperimentali, questo limite potrà essere superato.