Bruxelles – Era una formalità ma, dopo le montagne russe tra il 20 e il 27 marzo, quanto mai necessaria per non gravare sull’Ucraina sul piano economico-agricolo. I co-legislatori del Parlamento e del Consiglio dell’Ue hanno trovato una nuova intesa sulla proroga delle misure commerciali autonome (Atm) per Kiev e con i primi via libera arrivati da ciascuna delle due istituzioni tra la serata di ieri (9 aprile) e il pomeriggio di oggi (10 aprile) si spiana la strada alla proroga dello stop ai dazi sulle importazioni alimentari dall’Ucraina fino al 5 giugno 2025 secondo le nuove linee tracciate dal mandato modificato dai 27 governi Ue.
L’intesa provvisoria tra le due istituzioni raggiunta il 20 marzo aveva trovato l’opposizione di Francia, Polonia e Ungheria sue due punti: l’estensione a tutto il 2021 del periodo di riferimento per far scattare i ‘freni di emergenza’ in caso di perturbazioni del mercato dell’Unione (o di uno solo dei suoi membri) e l’inclusione del grano nella lista di prodotti che vanno considerati proprio per le misure a tutela degli agricoltori europei. Dopo aver concesso il tempo ai 27 leader Ue di discutere della questione al Consiglio Europeo del 21-22 marzo, la riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) prevista per il 25 marzo era stata posticipata di fronte al rischio di una minoranza di blocco (che sarebbe stata sostenuta da altri Paesi come l’Italia). Si è arrivati così alla soluzione di compromesso della presidenza di turno belga, che ha mantenuto l’esclusione del grano dalla lista, ma ha aperto all’estensione parziale del periodo di riferimento a partire dal primo luglio 2021 fino al 31 dicembre 2023. Soluzione che ha trovato il consenso della vasta maggioranza degli Stati membri, fatta eccezione solo per Slovacchia e Ungheria (contrarie).
Trovata l’intesa tra gli Stati membri, la strada è sembrata subito in discesa, dal momento in cui la posizione negoziale di partenza degli eurodeputati era ancora più intransigente a favore della protezione del mercato agroalimentare europeo (con l’inclusione del grano e di altri cereali nella lista per i ‘freni di emergenza’). La prova si è avuta nel corso della riunione di ieri tra i negoziatori delle due istituzioni, in cui si è arrivati piuttosto celermente a un nuovo accordo sulle stesse linee tracciate il 27 marzo dai governi Ue. A strettissimo giro è arrivato il via libera da parte degli ambasciatori riuniti in Coreper e oggi pomeriggio la commissione per il Commercio internazionale (Inta) del Parlamento Europeo ha dato il semaforo verde con 26 voti a favore, 8 contrari e 0 astenuti. Il testo passerà ora dal voto della sessione plenaria dell’Eurocamera il 24 aprile, prima di approdare infine sul tavolo del Consiglio per l’approvazione finale e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dell’Ue in vista dell’entrata in vigore del Regolamento dal 6 giugno.
Cosa prevede l’intesa sulla proroga allo stop dei dazi per l’Ucraina
Dopo il via libera della plenaria dell’Eurocamera e dei 27 ministri dell’Ue, il Regolamento rinnovato si applicherà dal 6 giugno e prorogherà fino al 5 giugno 2025 la sospensione dei dazi sull’export ucraino verso l’Unione ma con l’obbligo per la Commissione di intervenire entro 14 giorni (non più 21) per l’attivazione delle salvaguardia automatiche nel caso di perturbazioni di mercato. Viene rafforzato il ‘freno di emergenza’ già esistente sui prodotti agricoli “particolarmente sensibili” – ovvero pollame, uova e zucchero – che prende in considerazione “qualsiasi impatto negativo sul mercato di uno o più Stati membri” e non solo sul mercato dell’Ue nel suo complesso. Viene sì esteso l’elenco dei prodotti che possono far scattare i ‘freni di emergenza’ ad altri quattro – avena, mais, semole e miele – ma rimane come da intesa il solo impegno della Commissione a rafforzare il monitoraggio delle importazioni di grano e altri cereali (non l’inclusione nell’elenco). Più precisamente l’esecutivo Ue dovrà fornire una dichiarazione per un monitoraggio rafforzato degli impatti di questi prodotti. Per l’attivazione dei ‘freni di emergenza’ il periodo di riferimento è ora dal primo luglio 2021 e al 31 dicembre 2023 e questo significa che la Commissione Europea sarà obbligata a reintrodurre contingenti tariffari solo se le importazioni di pollame, uova, zucchero, avena, mais, semole e miele dovessero superare i volumi medi degli ultimi due anni e mezzo.
A proposito delle importazioni Ue dall’Ucraina, fonti a Bruxelles riportano alcuni dati che possono far capire l’importanza della misura per sostenere economicamente Kiev. Complessivamente le misure commerciali autonome per l’Ucraina valgono 2,15 miliardi di euro e con la proposta iniziale della Commissione era prevista una riduzione di circa 240 milioni di euro. La riduzione ha poi raggiunto i 330 milioni di euro con il testo emendato e approvato, attestando il nuovo valore delle misure commerciali a 1,82 miliardi di euro: sarebbe sceso a 950 milioni se fossero stati adottati tutti gli emendamenti del Parlamento Ue (-1,2 miliardi). Altre fonti a Bruxelles mettono in luce come il periodo di riferimento esteso in modo parziale potrà impattare sulla possibilità di far scattare i meccanismi di salvaguardia del mercato europeo. Per quanto riguarda il pollame nel 2021 l’Ue ha importato dall’Ucraina 76 mila tonnellate, mentre nel 2023 sono state 173 mila. Per lo zucchero 18 mila nel 2021 e 496 mila nel 2023, per l’orzo 50 mila nel 2021 e 660 mila nel 2023, per il grano 288 mila nel 2021 e 6,1 milioni nel 2023, e per il mais 7,4 milioni nel 2021 e 12,9 nel 2023.