Bruxelles – Ora tocca a Frontex rispondere alle domande della Mediatrice Europea, Emily O’Reilly, sulle responsabilità indirette delle violazioni dei diritti fondamentali alle frontiere marittime dell’Unione Europea. Dopo aver accertato l’assenza di responsabilità diretta e soprattutto la “eccessiva dipendenza” dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera dagli Stati membri per intervenire quando le imbarcazioni che trasportano persone migranti sono in pericolo, Frontex dovrà rispondere “entro giugno” all’organo inter-istituzionale dell’Unione che chiede conto alle istituzioni, agli organi e alle agenzie Ue delle pratiche non in linea con i propri mandati, in particolare per accertare di aver fatto tutto il possibile per non rimanere coinvolta nelle violazioni del diritto internazionale ed europeo da parte dei Paesi membri durante le operazioni di ricerca e soccorso in mare.
A renderlo noto è stata oggi (8 aprile) la direttrice delle indagini dell’organo interistituzionale, Rosita Hickey, nel corso di un’audizione in commissione per le Libertà civili, la giustizia e gli affari interni (Libe) del Parlamento Ue sulle conclusioni dell’indagine sul ruolo di Frontex negli eventi che hanno causato la morte per annegamento di oltre 600 persone al largo di Pylos (a sud del Peloponneso) in Grecia tra il 13 e il 14 giugno 2023. “Abbiamo dedicato importanti risorse e abbiamo rivolto due serie di domande a Frontex e al suo personale a Varsavia“, con l’obiettivo di fare luce su “eventuali casi di mala gestione” nell’Agenzia Ue: “Considerata la precedente tragedia di Cutro [nel febbraio 2023 al largo delle coste calabresi, ndr] e le molte altre, viene da chiedersi come è possibile che tutto ciò possa succedere nell’Unione Europea“, è stato il secco commento di Hickey agli eurodeputati. Citando i punti salienti dell’indagine pubblicata lo scorso 28 febbraio che ripercorre ora per ora la tragedia al largo di Pylos, la direttrice delle indagini per conto della Mediatrice Europea ha ricordato che “nonostante il suo titolo Frontex non ha vere capacità di guardia di frontiera“, proprio per il fatto che “le regole attuali non consentono di adempiere pienamente ai suoi obblighi in materia di diritti fondamentali”, come concludeva l’inchiesta.
Ciò su cui però Frontex è chiamata a rispondere è laddove “è consapevole di violazioni dei diritti fondamentali da parte di uno Stato membro”, dal momento in cui il direttore generale (oggi Hans Leijtens) “è obbligato a riflettere su un’eventuale sospensione e interruzione delle attività in quello specifico Stato membro”, secondo l’articolo 46 del Regolamento Frontex. Nello specifico per quanto riguarda la Grecia, “è già stata valutata la possibilità nel contesto del respingimento di persone migranti da parte delle autorità greche” lungo il confine terrestre con la Turchia, ma la conclusione della Mediatrice Europea è che “questa riflessione deve essere estesa anche al modo in cui gli Stati membri rispondono alle emergenze in mare che coinvolgono imbarcazioni di persone migranti“, ha messo in chiaro Hickey. Sempre in questo contesto è stato chiesto alle istituzioni e all’Agenzia Ue di lanciare “un’indagine ampia e indipendente sul numero elevato di morti legati a imbarcazioni affondate nel Mediterraneo”.
L’indagine della Mediatrice Europea su Frontex
“Cooperare con le autorità nazionali quando si teme che esse adempiano ai loro obblighi di ricerca e salvataggio rischia di rendere l’Ue complice di azioni che violano i diritti fondamentali e costano vite umane“, è l’allarme lanciato dall’indagine conclusa lo scorso 28 febbraio dall’organo inter-istituzionale dell’Unione. Un’indicazione che potrebbe spiegare anche l’atteggiamento poco trasparente della Commissione Europea nell’esitare a ricordare agli Stati membri i loro doveri di ricerca e soccorso in mare. Nonostante Frontex includa il termine ‘guardia costiera’ nel suo nome, è da rilevare che il suo attuale mandato e la sua missione “sono chiaramente inferiori” a questo obiettivo: “Se ha il dovere di aiutare a salvare vite in mare, ma mancano gli strumenti per farlo, allora è chiaramente una questione che riguarda i legislatori dell’Ue”.
Per esempio l’inchiesta della Mediatrice Europea ha dimostrato che Frontex non ha linee guida interne per l’emissione di segnali di emergenza (come le chiamate di Mayday), così come non si riesce a garantire che i controllori dei diritti fondamentali di Frontex – il responsabile dal giugno 2021 è Jonas Grimheden – siano “sufficientemente coinvolti nel processo decisionale” sulle emergenze marittime. È per tutti questi motivi che le conclusioni dell’indagine sono andate ben oltre le indicazioni solo sulla tragedia del giugno 2023 al largo delle coste di Pylos e affronta “questioni sistemiche più ampie”. In particolare il fatto che “non esiste un unico meccanismo di responsabilità a livello europeo che possa indagare in modo indipendente” sul ruolo delle autorità greche, su quello di Frontex e su quello della Commissione Europea, “responsabile di garantire il rispetto delle disposizioni sui diritti fondamentali previste dai Trattati dell’Ue”.