Bruxelles – Frodi da 600 milioni di euro ai danni dell’Unione europea, per appropriazione indebita di risorse provenienti da Recovery Fund e destinate al Piano di ripresa (Pnrr) dell’Italia. L’Ufficio della procura europea (Eppo) ha smascherato un’organizzazione criminale al termine di un’inchiesta internazionale che ha portato a 22 arresti tra Italia, Austria, Slovacchia e Romania. Otto sospettati sono stati posti in custodia cautelare, mentre altri 14 sospettati sono agli arresti domiciliari e ad un contabile è stato vietato di esercitare la sua professione, fa sapere la Procura europea.
I servizi del Parlamento europeo hanno fatto il punto della situazione in studio sull’attuazione del Pnrr in Italia, ed emergono delle criticità. Alla fine del 2023 risulta che l’Italia aveva speso 43 miliardi di euro, ovvero il 22 per cento delle risorse dell’Ue disponibili per il suo Piano nazionale per la ripresa, “il che suggerisce l’importanza del periodo fino all’agosto 2026 per la piena attuazione, anche delle sue misure di investimento”. L’Italia appare in ritardo sulla tabella di marcia, e il governo Meloni deve accelerare.
Sì, proprio l’esecutivo. Perché gli analisti vedono nel potere centrale la chiave per il successo delle riforme e degli investimenti, in assenza di un’amministrazione locale considerata non all’altezza. “Nel contesto di un’amministrazione pubblica ancora percepita come meno efficiente rispetto alla maggior parte dei paesi OCSE, l’attuazione dei progetti correlati è stata considerata in ritardo rispetto ai tempi previsti“, avverte lo studio. Secondo i realizzatori dello studio, “ponendo una maggiore attenzione ai progetti di grandi dimensioni e gestiti a livello centrale, si prevede che la revisione del Pnrr del 2023 aumenterà la probabilità di una piena attuazione”.