Qualcosa di nuovo sta succedendo nell’Unione europea. Qualcosa che spiega perché, alle oramai prossime elezioni europee si prevede, ad oggi, la conferma della maggioranza parlamentare “tradizionale”. E quel qualcosa succede a destra, a partire da una parte del Partito popolare fino all’estremità rappresentata da Fidesz, il partito di Victor Orban. Lo ha annunciato lo stesso primo ministro ungherese nel suo feroce discorso di un paio di settimane fa, quando ha annunciato di voler “conquistare l’Unione europea”. Lo ha ben sottolineato Stefan Lehne, in un podcast tenuto con la direttrice di Carnegie Europe, Rosa Balfour, la narrativa della destra sovranista è cambiata negli ultimi mesi, non si sentono più sguaiate grida per uscire dall’euro o proprio dall’Ue nel suo complesso. Ora le forze della destra estrema, dall’Ungheria all’Italia, tranne qualche eccezione che gli elettori sembrano voler ridimensionare, non sembrano più mettere in discussione l’esistenza dell’Unione ed anche il farne parte. Anche se, se dovessero prenderne il controllo, di fatto la snaturerebbero e probabilmente la porterebbero alla morte.
Nel piccolo laboratorio italiano sembra trovarsi una conferma. Mentre la premier Giorgia Meloni fa di tutto per avere un ruolo di peso all’interno dell’Unione, cambiando del tutto gli slogan che lanciava fino a un paio di anni fa, la Lega di Matteo Salvini, anch’essa membro della maggioranza, che contro l’Unione lancia strali ogni giorno, perde nettamente consensi (sempre basandoci sui sondaggi). Anche Fratelli d’Italia, il partito di Meloni, non sembra cavalcare più l’onda dei primi mesi, pur restando saldamente al primo posto nelle preferenze deli elettori. Chi sale, e sembra superare la Lega è Forza Italia di Antonio Tajani, partito di centrodestra moderato, che mai ha messo in discussione l’appartenenza all’Unione europea o all’euro.
Insomma, l’Unione, possiamo dirlo, non è più in discussione, e questo nonostante l’inerzia mostrata dai partiti tradizionali, popolari, socialisti, liberali, nel contrastare l’ascesa e la crescita di queste forze sovraniste e disgreganti. Il perché è probabilmente nei fatti, è che nonostante il ritardo con il quale i partiti europeisti hanno iniziato un contrasto (che anzi, forse per alcuni neanche è iniziato) i cittadini si rendono conto di quanto l’Unione sia importante, hanno capito che, per fermarci ai tempi recenti, senza l’Unione la lotta contro il Covid sarebbe stata molto più difficile, che senza l’Unione che, lavorando di concerto con la Nato e gli Usa in particolare, probabilmente Vladimir Putin avrebbe già invaso l’Ucraina, la Moldavia, e messo a severo rischio anche altri Paesi di confine.
I cittadini hanno capito il valore della forza che a tutti viene trasmessa dal fatto di stare insieme, anche se in maniera traballante spesso, anche senza leader che meritino questo nome, anche se spesso le risposte ai problemi non arrivano o arrivano in ritardo.
I partiti tradizionali hanno spesso subito l’agenda delle destre estreme, vedi ad esempio sulle politiche migratorie. O la rincorsa verso la destra che una buona parte del Ppe ha fatto sulle politiche Green, uscendone politicamente sconfitto più di una volta. Ma sono rimasti saldi sui valori fondamentali dell’Unione e sul dare un futuro all’Unione, cedendo poco o niente a questo vento di destra che in realtà c’è, forte, ma che non è un uragano che tutto travolge. In Polonia ad esempio le ultime elezioni hanno allontanato dal governo il Pis, il partito che dell’Unione voleva farsene un baffo. E la Polonia è un Paese importante, popoloso, che conta negli equilibri europei e che ancor di più potrà farlo se si riconosce nei valori dell’Unione.
I partiti di destra radicale cambiano la loro narrativa in senso meno antieuropeo e benché i partiti tradizionali non siano stati in grado di accorgersi della loro nascita e crescita, anche solo stando sostanzialmente fermi son serviti a salvare dei valori, ad evidenziare dei vantaggi indiscutibili che vengono dallo stare insieme. Di fatto, se ora Orban vuole “conquistare” l’Unione europea questa è una vittoria dell’Unione. E i cittadini queste cose le percepiscono, capiscono che i semplicismi velleitari di forze politiche nazionaliste che, in quanto tali, tra l’altro, non riescono a collaborare sul piano internazionale, non sono utili a migliorare le loro vite, e molto probabilmente, per questo motivo, se prendessero il sopravvento distruggerebbero rapidamente quanto faticosamente costruito in oltre 60 anni. E dunque, nonostante la scarsità di proposte dei partiti europeisti, in fondo i cittadini hanno deciso che è meglio continuare a fidarsi di loro. Stando ai sondaggi.