Bruxelles – Sentenze, ricorsi, deferimenti, richieste di chiarimenti su interpretazione e attuazione delle regole comuni: Tribunale Ue e Corte di giustizia europea sono sempre più sommerse da contenziosi, e la macchina della giustizia a dodici stelle rischia intasamento e conseguenze ingolfamento che appaiono inevitabili, perché le statistiche giudiziarie del 2023 “confermano l’aumento strutturale dei contenziosi, in particolare dinanzi alla Corte”, avverte l’istituzione Ue di Lussemburgo.
Facendo un raffronto quinquennale, tra il 2014 e il 2018 la Corte di giustizia ha ricevuto in media 723 cause all’anno, mentre tale media si è attestata a 833 tra il 2019 e il 2023, con un aumento medio del 15 per cento (110 cause all’anno). Per quanto riguarda il numero di cause trattate, Tribunale e Corte hanno potuto definire
complessivamente 1,687 cause nel 2023, cifra lievemente più elevata rispetto alla media degli anni precedenti (1.667 cause all’anno tra il 2019 e il 2022).
Il 2023 è stato l’anno che ha visto superare la soglia delle 2.000 cause in entrambi i rami della giustizia europea. Considerando i due livelli di giustizia europea, aumenta anche il numero di cause pendenti, vale a dire quelle in attesa o di sentenza definitiva. Dal 2019 al 2023 il numero dei faldoni ancora aperti è cresciuto a ritmo pressoché costante, con una lieve riduzione tra 2020 e 2021, ma per passare da 2.500 cause a 2.990.
A ‘intasare’ aule e uffici di Tribunale e Corte soprattutto Bulgaria, Polonia e Romania. Sono in particolare i giudici di questi tre Paesi ad aver accresciuto il numero di domande. Anche se, nel 2023, emerge anche come i giudici tedeschi (94), bulgari (51), polacchi (48), italiani (43), rumeni (40), spagnoli (32) e belgi (30) siano stati tra i più attivi ad aver proposto il maggior numero di domande di pronuncia pregiudiziale alla Corte di giustizia. A Lussemburgo fanno comunque notare come nel corso dell’anno passato si sono rivolti alla Corte di giustizia organi giurisdizionali “di tutti gli Stati membri, senza eccezioni, il che testimonia la vitalità del dialogo ‘da giudice a giudice'”.
Fin qui l’aumento dei contenziosi non sembra incidere più di tanto, ma solo perché si è già corso ai riparti aumentando il numero dei giudici. Per questo motivo, sottolinea il resoconto della giudiziario, in Tribunale si è garantito “il mantenimento a un livello soddisfacente della durata dei procedimenti (18,2 mesi in media) grazie a una gestione efficiente delle cause e agli effetti del raddoppio del numero di giudici”. Considerando anche i ricorsi alla Corte, la durata media dei procedimenti, presi nel loro insieme, si è attestata a 16,1 mesi“.
Il contenzioso portato dinanzi alla Corte, spiega il presidente dell’organismo, Koen Lenaerts, “si caratterizza, per le tematiche delicate come la salvaguardia dei valori dello Stato di diritto nel contesto delle riforme giudiziarie nazionali, la politica di asilo e d immigrazione, la protezione dei dati personali e l’applicazione delle regole di concorrenza nell’era digitale, la lotta contro le discriminazioni o, ancora, le questioni ambientali, energetiche e climatiche”.
Per quanto riguarda le materie oggetto del contenzioso dinanzi al Tribunale, si è riscontrato un incremento, in particolare, nel settore della proprietà intellettuale (310 cause nel 2023 contro 270 nel 2022) e in quello della politica economica e monetaria, settore che comprende, segnatamente, il diritto bancario (56 nuove cause promosse nel 2023). Inoltre, ad alimentare il funzionamento del Tribunale sono sempre di più le misure restrittive.
Sono in particolare le sanzioni comminate dell’Ue contro la Russia a produrre ricorsi da parte delle varie persone colpite dai 13 diversi pacchetti varati dall’Unione. Le nuove cause rientranti in tale materia riguardano, per la maggior parte (41 cause su 63) la serie di misure restrittive adottate dall’Unione europea nel 2022 nei confronti di persone fisiche e giuridiche nel contesto del conflitto tra la Russia e
l’Ucraina.