Bruxelles – Circa tre miliardi all’anno, a partire dal 2024. A tanto ammontano i profitti generati dagli asset russi congelati sul territorio Ue. Oggi l’Alto rappresentante Ue per gli Affari Esteri, Josep Borrell, ha messo sul tavolo del Consiglio dell’Ue la proposta di utilizzarli per finanziare l’Ucraina. Non più la sua ricostruzione, come a Bruxelles si ipotizzava da mesi: il 90 per cento di queste risorse sarà destinato al sostegno militare alla resistenza di Kiev.
“Non esiste simbolo o utilizzo migliore per quei soldi che rendere l’Ucraina e tutta l’Europa un posto più sicuro in cui vivere. Sono orgogliosa di presentare oggi questa proposta”, ha esultato in un post su X la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Una proposta che, se adottata rapidamente dal Consiglio, potrebbe garantire risorse aggiuntive all’Ucraina già “prima dell’estate”, prevede un alto funzionario Ue.
Da febbraio 2022, nei Paesi Ue sono immobilizzati asset e riserve della Banca centrale russa per un valore di circa 210 miliardi di euro. Che, a seconda dei tassi di interesse, frutteranno i circa 3 miliardi di profitti all’anno che l’Ue ha individuato per dare vigore a un sostegno militare a Kiev che fatica a soddisfare le necessità del campo di battaglia. In sostanza la proposta di Borrell prevede di destinare il 90 per cento di queste entrate alla fornitura di attrezzature militari attraverso al Fondo europeo per la Pace – in aggiunta ai 5 miliardi per il solo 2024 concordati il 14 marzo -, mentre il restante 10 per cento andrà a rimpinguare la fetta di budget Ue dedicato alla ricostruzione dell’Ucraina. E per sostenere e incrementare le capacità dell’industria della difesa di Kiev.
Questa ripartizione varrebbe per il 2024, mentre negli anni successivi – nel momento in cui cambiassero le priorità – il regolamento garantirà una certa flessibilità e potrà essere “rivisto e modificato dal Consiglio dell’Ue”, chiariscono fonti Ue. La prima revisione sarebbe già prevista il 1 gennaio 2025. Le stesse fonti ammettono che “non ci sono tempistiche certe” per l’adozione della proposta, perché ora la palla passa ai Paesi membri. Ma filtra ottimismo per un rapido avanzamento dei lavori. “Auspico una rapida adozione da parte del Consiglio”, ha dichiarato Borrell in mattinata, durante il Consiglio di Associazione Ue-Ucraina in corso nella capitale europea.
È arrivata immediatamente la risposta di Mosca, con il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, che ha definito la mossa di Bruxelles “un’altra dichiarazione in linea con il movimento verso la distruzione dei fondamenti giuridici del diritto europeo e del diritto internazionale“. L’Ue – che sulla fattibilità giuridica della proposta ragiona da diverso tempo – ha precisato che i profitti in questione non sono di priorità della Russia, ma delle società di clearing (i depositari centrali di titoli) che detengono riserve e attività della Banca centrale russa.
Il file finirà in mano ai capi di stato e di governo dei 27 già domani, 20 marzo, in occasione del Consiglio europeo. Saranno i leader in prima persona a cercare di raggiungere una prima intesa politica sulla proposta di Borrell. Una “discussione difficile – ha già preventivato un alto funzionario Ue -, vediamo se riusciremo a trarre delle conclusioni in merito”.