Bruxelles – Semaforo verde dalla commissione Ambiente (Envi) del Parlamento europeo al testo di compromesso del regolamento imballaggi uscito lo scorso 4 marzo dai negoziati interistituzionali. L’intesa è passata con 63 voti a favore, 9 contrari e 3 astenuti. Per completare l’iter legislativo, il regolamento dovrà ora essere approvato in via definitiva dalla plenaria dell’Eurocamera, già nella seconda sessione di aprile, e dal Consiglio dell’Ue.
Obiettivo principale del regolamento è il contrasto all’aumento dei rifiuti da imballaggi generati sul territorio Ue, promuovendo l’economia circolare (ovvero il riuso e riciclo che riportano sul mercato gli imballaggi dopo il loro primo utilizzo, invece di farli finire tra i rifiuti), e armonizzando il mercato interno degli imballaggi del settore.
La battaglia italiana sugli obiettivi di riuso
Quello sugli imballaggi è stato finora uno degli atti legislativi europei più sensibili per il governo e per diversi gruppi d’interesse italiani, con una forte pressione delle delegazioni italiane sia all’Eurocamera che al Consiglio per ridiscutere in particolare gli obiettivi di riciclo e riuso. Una contrapposizione superata nel testo finale, con la facoltà per gli Stati membri di concedere deroghe agli operatori dei settori coinvolti se i singoli materiali di imballaggio abbiano superato di almeno il 5 per cento gli obiettivi di riciclo definiti da Bruxelles.
Non solo: l’Italia ha ottenuto l’esclusione dagli obblighi di riuso del take away, del cartone, di bevande come latte e altre altamente deperibili, vini e altre bevande alcoliche, oltre ad una deroga orizzontale per i materiali di imballaggio. A patto ancora che ci siano alti tassi di riciclo.
Regolamento imballaggi: cosa prevede
L’accordo prevede l’introduzione di obiettivi di riduzione degli imballaggi del 5 per cento entro il 2030, 10 per cento entro il 2035 e 15 per cento entro il 2040. E chiede in particolare ai paesi membri di ridurre la quantità di rifiuti di imballaggio in plastica. Con il nuovo decennio saranno vietati diversi tipi di imballaggi in plastica monouso, come quelli per frutta e verdura fresca non trasformata, gli imballaggi in plastica per alimenti e bevande riempiti e consumati in bar e ristoranti (ad esempio condimenti, salse, panna, zucchero, per i quali sono però ‘salve’ le bustine di carta). Dal primo gennaio 2030 saranno vietati anche gli imballaggi in miniatura per i prodotti da toilette e la pellicola termoretraibile per le valigie negli aeroporti.
Le nuove norme segneranno la fine delle borse di plastica molto leggere (sotto i 15 micron), a meno che non siano necessarie per motivi igienici o fornite come imballaggio primario per alimenti sfusi per aiutare a prevenire gli sprechi alimentari. È stato introdotto inoltre un divieto – per gli imballaggi destinati a essere a contatto con gli alimenti, sull’uso di sostanze chimiche alchiliche o Pfas.
Dopo una trattativa serrata, è stata prevista una deroga di cinque anni per gli Stati membri sugli obiettivi di riuso di almeno il 10 per cento degli imballaggi per bevande alcoliche e analcoliche entro il 2030. Inoltre, su richiesta del Parlamento, gli Stati membri saranno tenuti a incentivare ristoranti, mense, bar, caffetterie e servizi di ristorazione a servire acqua del rubinetto – ove disponibile, gratuitamente o a un costo di servizio basso) – in un formato riutilizzabile o ricaricabile.
I negoziatori hanno concordato che “tutti gli imballaggi dovrebbero essere riciclabili”, anche se sono previste alcune esenzioni per legno leggero, sughero, tessuti, gomma, ceramica, porcellana o cera. Sono stati poi fissati obiettivi minimi di contenuto riciclato per qualsiasi parte in plastica dell’imballaggio, target minimi di riciclaggio in base al peso dei rifiuti di imballaggio generati e maggiori requisiti di riciclabilità. Entro la fine del decennio, il 90 per cento dei contenitori per bevande monouso in plastica e metallo (fino a tre litri) dovrà essere raccolto separatamente.