Bruxelles – La Banca europea per gli investimenti (Bei) ha dato la propria disponibilità, e i leader dell’Unione europea adesso vogliono fare di ragionamenti pratiche tutte nuove per il futuro della difesa europea. I capi di Stato e di governo si ritroveranno a Bruxelles per il summit del Consiglio europeo, dove, tra le altre cose, si intende imprimere un’accelerazione sulla strategia industriale della difesa. “Il Consiglio guarderà alle opzioni per le futuro, e la Bei è una di quelle“, assicurano alti funzionari europei.
Che la Bei potesse giocare un ruolo era divenuto chiaro a dicembre 2023, quando gli stessi leader, nelle conclusioni del vertice del Consiglio europeo di allora, avevano dato la chiara indicazione di “un ruolo rafforzato del gruppo Banca europea per gli investimenti a sostegno della sicurezza e della difesa europee. “Quello che è stato scritto in passato è diverso da adesso”, spiegano le stesse fonti Ue vicine al dossier. “La questione del finanziamento è più concreta”. E soprattutto, con tanto di lettera ufficiale, ci sono 14 Stati membri che hanno esplicitamente chiesto alla presidente della Bei, Nadia Calvino, di aumentare i finanziamenti per l’industria della difesa e le imprese attive nel settore.
La metà dei leader che si ritroverà a Bruxelles per affrontare il delicato tema dunque è pronto a un cambio di rotta senza precedenti, visto che fin qui il mandato della Bei è di promuovere progetti civili o al massimo nelle tecnologie di duplice uso, vale a dire civile-militare. Bulgaria, Danimarca, Estonia, Francia, Germania, Italia, Lettonia, Lituania, Paesi Bassi, Polonia, Repubblica Ceca, Romania e Svezia sono pronti a mettere la Bei al centro della nuova strategia europea.
I firmatari della lettera ritengono che questa mossa possa permettere di rispondere alla duplice necessità posta dalla guerra russa in ucraina: sostegno militare a Kiev e capacità europea di garantire la propria sicurezza. “Il messaggio che si intende mandare da questo vertice di marzo è che vogliamo fare di più insieme, comprare e produrre”, continuano gli alti funzionari dell’Ue. Per questo la Commissione ha messo sul piatto 1,5 miliardi di euro per acquisti congiunti. “E’ un punto di partenza“, assicurano a Bruxelles, convinti che le risorse aumenteranno in ragione delle circostanze.
Il ruolo centrale della Bei appare assodato, tanto più che lo stesso organismo, nell’agenda di investimenti, ha ricalibrato il proprio raggio d’azione su tecnologie a duplice uso”, propedeutiche per un rafforzamento industriale della difesa. “Anche con le norme attuali, la Bei sarebbe in grado di finanziare più progetti che coinvolgono beni a duplice uso“, ricorda Petteri Orpo, primo ministro delle Finlandia. “Sostenere l’industria della difesa dell’Ue è importante per la competitività europea e aiuta anche a rafforzare il mercato interno”.
Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha di fatto già messo sul tavolo l’ipotesi di eurobond per la difesa quale opzioni alternativa, se non integrativa. “Credo che si avvierà il ragionamento, all’interno della discussione del problema”, che è per l’appunto quello di sostenere un comparto divenuto sempre più strategico, continuano i funzionari europei. “Il problema è che c’è un paese che ha già spostato la sua economia da pace a guerra”.