Bruxelles – L’autocrate russo, Vladimir Putin, ha vinto ancora le elezioni presidenziali, nel voto più scontato e prevedibile di sempre della storia della Federazione Russa. Dopo aver eliminato fisicamente o impedito la corsa ai suoi concorrenti politici più pericolosi, Putin ha ottenuto l’87,8 per cento delle preferenze alle urne ieri (17 marzo) – il record nella Russia post-sovietica – mettendo il sigillo politico al quinto mandato presidenziale e altri sei anni di potere.
Nel vuoto della competizione elettorale (il comunista Nikolai Kharitonov è arrivato secondo con il 4,3 per cento) e in assenza di missioni internazionali di osservazione dello svolgimento del voto, Putin ha rivendicato la vittoria come un sostegno unanime da parte della popolazione alla guerra d’invasione dell’Ucraina, iniziata poco più di due anni fa. Prima del voto le istituzioni dell’Unione Europea avevano optato per non rilasciare commenti sulle elezioni presidenziali, in quanto non libere e falsate dall’inizio, incluso l’assassinio del leader dell’opposizione Alexei Navalny, in una prigione nell’Artico lo scorso 16 febbraio. Solo il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, aveva provocatoriamente fatto le congratulazioni all’autocrate russo ancora prima dell’apertura dei seggi venerdì (15 marzo): “Nessuna opposizione, nessuna libertà, nessuna scelta”.
“Le elezioni presidenziali tenutesi in Russia dal 15 al 17 marzo si sono svolte in un contesto estremamente ristretto, esacerbato anche dalla guerra illegale di aggressione della Russia contro l’Ucraina”, ha commentato questa mattina con un comunicato l’alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, a nome dell’Unione Europea: “Le autorità russe hanno continuato ad aumentare la sistematica repressione interna, reprimendo i politici dell’opposizione, le organizzazioni della società civile, i media indipendenti e altre voci critiche con l’uso di una legislazione repressiva e di pene detentive politicamente motivate”. Da parte di Bruxelles un accento particolare è stato posto sullo “svolgimento illegale delle cosiddette ‘elezioni’ nei territori dell’Ucraina temporaneamente occupati dalla Russia“, ovvero nella Repubblica autonoma di Crimea, nella città di Sebastopol e in alcune parti delle regioni di Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson: “L’Unione Europea ribadisce che non riconosce e non riconoscerà mai né lo svolgimento di queste cosiddette ‘elezioni’ nei territori dell’Ucraina né i loro risultati, sono nulle e non possono produrre alcun effetto giuridico“, ha messo in chiaro con forza Borrell.
Nella quasi impossibilità di organizzare una qualsiasi forma di opposizione nel Paese, migliaia di persone hanno partecipato alla protesta pacifica indetta proprio da Navalny prima di morire, il ‘Mezzogiorno contro Putin’, davanti ai seggi elettorali nel Paese e nelle ambasciate russe in tutto il mondo, annullando la propria scheda elettorale (l’affluenza al voto sarebbe pari al 74,2 per cento). Anche la vedova del leader di opposizione, Yulia Navalnaya, ha partecipato alla protesta davanti all’ambasciata russa a Berlino e ha fatto sapere di aver scritto ‘Navalny’ sulla propria scheda elettorale. Proprio Navalnaya aveva definito Putin “un sanguinario mafioso, il capo di un’organizzazione criminale” nel suo intervento di tre settimane fa alla sessione plenaria del Parlamento Europeo a Strasburgo.