dall’inviato a Mons – L’allargamento in generale e l’eventuale futuro ingresso dell’Ucraina più nello specifico, “sono una sfida, certo, ma non utilizzerei il termine ‘problema’ o ‘preoccupazione”. Vasco Cordeiro, presidente del Comitato europeo delle regioni (Cor), vuole mettere le cose in chiaro: le decisioni prese sin qui per fare di Ucraina, Georgia, Moldova, al pari di Kosovo e Bosnia-Erzegovina, sono un motivo di arricchimento. “E’ nell’interesse di tutti allargarsi”, scandisce in occasione 10° summit europeo delle città e delle regioni europee.
Ci sono molte preoccupazioni attorno ad un ingresso in particolare dell’Ucraina. Si tratta di un Paese grande, con un Prodotto interno lordo inferiore alla media europea e, in prospettiva, anche da dover ricostruire. Potrebbe essere costoso, oltre a dover riconsiderare le attuali politiche dell’Unione, quella agricola (Pac) e quella per le regioni (Coesione). In generale un allargamento corposo e accelerato causa guerra russo-ucraina e imprevedibilità dello scenario geopolitico internazionale solleva dubbi sulla convenienza di accogliere nuovi membri nel club a dodici stelle, anche in Italia.
Di recente il think-tank Bruegel ha provato a fare un’analisi costi-benefici del solo ingresso dell’Ucraina. All’Ue potrebbe costare circa 136 miliardi di euro, ma in termini di ritorno in termini di manodopera e sicurezza energetica. Oggi (18 marzo) è il presidente del Cor a giungere alla stessa conclusione: “Ci sono sfide, ma anche opportunità”, sottolinea Cordeiro.
Anche la commissaria per la Coesione, Elisa Ferreira, invita alla calma e a evitare preoccupazioni inutili. “L’abbiamo già fatto in passato“, sottolinea, riferendosi ai tanti allargamenti che nella storia dell’integrazione europea hanno portato il numero di Stati membri da 6 a 27 Stati membri. “L’abbiamo già fatto e ha sempre funzionato“. Anche grazie alle politiche di coesione, che Ferreira difende e vede come strumento utile per tutti. “Ogni volta che ci allarghiamo la coesione aiuta a integrarsi”. Il messaggio che arriva da Mons è dunque quello di non aver paura.