Bruxelles – Tanta produzione di energia da fonti rinnovabili, ma consumata poco. L’Europa dell’energia, per i suoi trasporti, le proprie case, la propria economia, è meno sostenibile di quanto si possa immaginare. Questa almeno la situazione al 2022, come fotografata da Eurostat nel rapporto annuale sull’energia di fresca pubblicazione. Guardando all’energia pulita, nel 2022 le rinnovabili (43 per cento) sono stata la fonte che ha contribuito maggiormente alla produzione energetica dell’Ue, davanti a nucleare (28 per cento) e combustibili fossili solidi (19 per cento).
La spinta su eolico, solare e biomasse non ha saputo però ridurre la dipendenza dall’estero, visto che nel 2022 l’Unione europea ha prodotto circa il 37 per cento della propria energia, mentre il 63 per cento delle fonti è stato importato, principalmente da Russia (21 per cento), Stati Uniti (11 per cento), Norvegia (10 per cento), Arabia Saudita e Regno Unito (7 per cento ciascuno).
Non solo. Se si ci si sposta sul lato dei consumi, risulta che l’Ue delle sue rinnovabili non sa cosa fare. A fronte di una produzione di energia da rinnovabili per il 43 per cento del totale, l’uso diretto conta per il 12,2 per cento dei consumi finali. Per far funzionare il Paese e garantire la vita di tutti i giorni nell’Ue ci si affida alle fonti tradizionali, più inquinanti e clima-impattanti: prodotti petroliferi (36,8 per cento), gas (21 per cento) e fossili solidi (2,4 per cento). Totale fonti non pulite: 60,2 per cento dei consumi finali, a riprova di un problema strutturale non certo nuovo.
In questo scenario in chiaro-scuro c’è però un’Italia che emerge e si mette in mostra per una leadership sulla capacità energetica pulita. Nel 2022 la produzione di energia in Italia deriva soprattutto da fonti rinnovabili, responsabili per il 75,2 per cento della produzione totale nazionale. Greggio (14,1 per cento) e gas naturale (7,4 per cento) le altre due fonti di produzione più diffuse.
Facendo un confronto con le principali economie dell’eurozona il dato tricolore è migliore di quello tedesco (50,7 per cento), migliore di quello di Spagna (55,9 per cento) e Francia (26 per cento). Italia migliore anche dei Paesi scandinavi, tradizionalmente molto attenti alle questioni ambientali e di sostenibilità. La produzione energetica da rinnovabili italiana supera quella di Danimarca (50,9 per cento), Svezia (63 per cento), Finlandia (64,9 per cento).
Per quota di energie da rinnovabili meglio anche di Grecia (68,4 per cento), dove sole e vento non sono carenti. Meglio dell’Italia in termini di produzione energetica di rinnovabili Cipro, con il 95,5 per cento della propria energia derivante da eolico, solare e biomasse. Anche i baltici registrano un tasso di produzione da rinnovabili migliore di quello italiano: 99,6 per cento in Lettonia, 89,5 per cento in Lituania.
Neppure l’Italia sfugge al paradosso di produrre rinnovabili per poi non usarle. L’uso diretto delle energie eolica, solare e da biomassa rappresenta il 10,1 per cento dei consumi finali, trainati da prodotti petroliferi (36,9 per cento) e gas (28,8 per cento).