dall’inviato a Strasburgo – La revisione della legislazione Ue sul benessere animale attende da quattro anni la proposta della Commissione Europea, ed è già in ritardo rispetto alla scadenza di fine 2023 che lo stesso gabinetto von der Leyen si era prefissato. È per questo motivo che, quando ormai la legislatura è agli sgoccioli, gli eurodeputati lanciano un ultimo monito all’esecutivo dell’Unione di rispettare le promesse: “Mentre noi aspettiamo, gli animali soffrono, e parliamo di 300 milioni di capi che vivono la maggior parte della propria vita in piccole gabbie, non possiamo guardarci allo specchio serenamente pensando a come produciamo la carne”, è stato l’affondo dell’autore dell’interrogazione orale del Parlamento Ue sulla revisione della legislazione Ue sul benessere degli animali, Niels Fuglsang (S&D), nel suo intervento in sessione plenaria questa mattina (14 marzo).
Dopo la presentazione del magro pacchetto su trasporto, pellicce e condizioni di custodia dello scorso dicembre, al centro della questione c’è in particolare la questione dell’uso delle gabbie negli allevamenti. “Nel 2021 abbiamo annunciato che considereremo regole per un eventuale divieto di gabbie nell’allevamento animale” – in risposta all’iniziativa End the Cage Age firmata da quasi 1,4 milioni di cittadini dei 27 Paesi membri – ha ricordato la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, intervenendo in plenaria. “Abbiamo iniziato una valutazione d’impatto completa sugli impatti economici e sociali, ma è ancora in corso“, ha spiegato la commissaria, sottolineando che “stiamo valutando aspetti importanti perché la transizione a un allevamento senza gabbie sia sostenibile per il settore agroalimentare e perché la proposta sia solida”.
Ma gli eurodeputati sono sempre meno disposti ad accettare altri ritardi, come messo in chiaro dall’autore dell’interrogazione: “Sappiamo che la proposta c’è, va messa subito sul tavolo, e se non arriverà chiederemo di presentare una tabella di marcia”. Parole condivise dal capo-delegazione del Partito Democratico al Parlamento Ue, Brando Benifei: “Chiediamo un piano chiaro, con scadenze temporali precise”, con la proposta di “un commissario per il benessere degli animali dopo le prossime elezioni europee” di giugno. Forte la voce degli eurodeputati italiani all’emiciclo di Strasburgo sulla materia. “Siamo a favore della fine dell’uso delle gabbie per l’allevamento, ma solo quando questo varrà anche per animali importati da Paesi extra-Ue“, ha sottolineato con forza l’eurodeputato Herbert Dorfmann (Südtiroler Volkspartei) dalle fila dei popolari europei.
“La Commissione ha degli ineludibili impegni nell’aggiornare il quadro normativo in materia“, è stata l’esortazione dell’eurodeputata Laura Ferrara (Movimento 5 Stelle): “Deve fornire strumenti di sostegno e finanziamento alle imprese europee rispettose del benessere animale, proteggendole da importazioni che possono determinare concorrenza sleale”. A farle eco la collega di partito Maria Angela Danzì: “Dietro le grandi promesse di una legislazione a difesa del benessere animale abbiamo partorito un topolino, questo tradisce le aspettative di tutti”. Ma la commissaria Ferreira ricorda che “il lavoro è ancora in corso” anche su altri dossier, come “le regole europee sulla macellazione per armonizzarle e sull’etichettatura europea“. E, dopo le proteste degli agricoltori degli ultimi mesi, secondo la Commissione Ue “il luogo giusto per questa discussione è il dialogo sul futuro della Pac“, dal momento in cui il settore “non è soddisfatto dell’applicazione delle norme sul benessere degli animali perché requisiti sono in costante cambiamento, questa è l’occasione per dare stabilità e chiarezza”.
Tuttavia è chiaro che “riformare questo settore ha dei costi, dobbiamo tenerne conto“, ha giustificato così i ritardi sulla valutazione d’impatto la commissaria Ferreira, anche se ha sottolineato che “la riduzione della frammentazione del Mercato interno può favorire gli investimenti delle aziende agricole, che andranno di pari passo con il benessere animale”. Seppur condividendo la necessità di “controlli rigorosi negli allevamenti e nei traffici internazionali, per scongiurare abusi e maltrattamenti”, l’eurodeputata in quota Lega Rosanna Conte ha denunciato “il rischio di cadere nell’errore di demonizzare un intero comparto per le inosservanze di pochi, senza dimenticare che la stragrande maggioranza lavora con dedizione”, rifacendosi all’ormai rodata retorica della destra europea sulle “misure ideologiche che rischiano di mettere in ginocchio intere aziende senza portare benefici reali per il benessere degli animali”.