dall’inviato a Strasburgo – Dopo la Francia l’intera Unione Europea. Il Parlamento Europeo continua a spingere per includere il diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, seguendo l’esempio di Parigi che il 4 marzo lo ha inserito nella Costituzione nazionale. “Decidere del proprio corpo è un diritto fondamentale, non c’è uguaglianza se le donne non possono farlo, è impossibile senza diritto all’aborto”, ha messo in chiaro l’eurodeputata danese Karen Melchior (Renew Europe), presentando l’iniziativa in sessione plenaria questa mattina (14 marzo).
In attesa del voto previsto per la mini-sessione plenaria in programma il 10-11 aprile a Bruxelles, i membri dell’Eurocamera hanno rilanciato la richiesta già presentata con la risoluzione del 7 luglio 2022 sull’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue. “L’iniziativa di Renew Europe è particolarmente importante, chiedo di ascoltare questa voce per non impedire alle donne di decidere sulla propria salute e sulla propria vita“, è l’esortazione dell’eurodeputato polacco Robert Biedroń (S&D), che ha anche chiesto alla Commissione Ue di “lavorare a una Carta dei diritti delle donne”. Sulla stessa linea la collega francese Gwendoline Delbos-Corfield (Verdi/Ale): “Non può esserci una democrazia sana senza parità di genere, tutti devono poter avere il controllo del proprio corpo” con un accesso “pieno” ai diritti di salute sessuale e riproduttiva, “incluso il diritto all’aborto sicuro”.
Anche secondo Nathalie Colin-Oesterlé (Ppe) “il diritto all’aborto sicuro e legale è una questione anche di salute pubblica, qui stiamo costruendo l’Europa della Salute“, ma l’eurodeputata francese ha voluto anche soffermarsi sul fatto che “la bella intenzione di Macron” dal punto di vista tecnico “è impossibile”. Questo perché la salute non è una competenza dell’Unione e una modifica della Carta dei diritti fondamentali dell’Ue “richiede l’unanimità, l’azione europea ha dei limiti”. In altre parole, “con un solo voto contrario non si può inserire” e sono diversi i Paesi membri “restii”, come Malta, Polonia e Ungheria. A questa obiezione l’eurodeputata spagnola Eugenia Rodríguez Palop (La Sinistra) ha puntato il dito contro l’Unione e i suoi membri: “L’Unione Europea ha un debito aperto con le donne, perché viene ancora tollerata la competenza nazionale per non accettare il diritto all’aborto o fare una caccia alle streghe”.
Ben conscia dei limiti imposti dai Trattati, la commissaria per la Coesione e le riforme, Elisa Ferreira, ha assicurato nel corso del dibattito in sessione plenaria che “la Commissione non lascerà nulla di intentato per far avanzare i diritti fondamentali“, incluso l’aborto “sicuro e legale” che coinvolge diversi diritti fondamentali: “Diritto alla salute, all’integrità fisica e mentale, alla vita familiare privata, alle cure familiari”. E anche se si tratta di una competenza nazionale, “i Paesi membri devono rispettare i diritti nelle relative Costituzioni e gli impegni assunti secondo il diritto internazionale“, compreso il fatto che tutti i cittadini devono poter avere accesso a trattamenti e cure mediche: “La salute riproduttiva ne fa parte”, ha tagliato corto Ferreira. Per l’inclusione nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue, la commissaria ha semplicemente ricordato che “un eventuale emendamento seguirebbe la procedura secondo l’articolo 48” del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (Tfue) e richiederebbe poi l’avvallo di tutti i Ventisette “conformemente alle proprie Costituzioni”.