Bruxelles – L’Eurocamera alza l’asticella sulle soglie di riduzione dello spreco alimentare proposte dalla Commissione europea. L’emiciclo di Strasburgo chiede obiettivi vincolanti più ambiziosi per i Paesi membri, da raggiungere entro il 2030: almeno il 20 per cento di riduzione nella trasformazione e produzione alimentare e il 40 per cento nella vendita al dettaglio, nei ristoranti, nei servizi alimentari e nelle famiglie.
Con 514 voti favorevoli, 20 contrari e 91 astensioni, il Parlamento europeo ha adottato la propria posizione sulla proposta di revisione della direttiva per prevenire e ridurre meglio gli sprechi di prodotti alimentari e tessili in tutta l’Ue. Una revisione sempre più urgente, alla luce delle 60 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari che vengono prodotti nei Paesi membri ogni anno. E che vanno a braccetto con una perdita economica di 132 miliardi di euro all’anno.
Nella proposta presentata il 5 luglio del 2023, l’esecutivo comunitario aveva fissato i vincoli di riduzione al 10% per trasformazione e produzione e 30 per cento per vendita al dettaglio e nuclei familiari. Oltre a innalzare gli obiettivi per il 2030, gli eurodeputati hanno guardato oltre e chiesto che la Commissione valuti se debbano essere introdotti obiettivi più elevati per il 2035 (rispettivamente almeno il 30 per cento e il 50 per cento). Esclusi – almeno inizialmente – gli agricoltori: l’Eurocamera ha tuttavia inserito nel testo la richiesta di una valutazione, entro il 31 dicembre 2025, dei “livelli appropriati per la definizione di obiettivi di riduzione di tutti i rifiuti alimentari di produzione primaria, compresi gli alimenti maturi non raccolti o utilizzati nelle aziende agricole”.
E poi, come sottolineato dalla relatrice per l’Eurocamera Anna Zalewska, il Parlamento ha elaborato una serie di “soluzioni mirate per ridurre gli sprechi alimentari, come la promozione di frutta e verdura ‘brutte’, monitorare le pratiche di mercato sleali, rendere più chiara l’etichettatura delle date e donare alimenti invenduti ma consumabili.
Stretta sui produttori di rifiuti tessili
Accanto ai 131 kg di rifiuti alimentari che ogni cittadino europeo produce all’anno, ci sono anche 12 kg pro-capite di rifiuti tessili. In totale, nei 27 Paesi membri vengono buttate 12,6 milioni di tonnellate di rifiuti tessili. Rifiuti che, a livello mondiale, vengono riciclato per meno dell’1 per cento.
L’Eurocamera suggerisce di istituire regimi di responsabilità estesa del produttore (EPR), per rendere gli operatori economici che immettono i prodotti tessili nel mercato responsabili dell’intero ciclo di vita dei prodotti tessili. In altre parole: per fare in modo che siano loro a coprire i costi per la loro raccolta differenziata, cernita e riciclaggio. Gli Stati membri dovrebbero istituire questi regimi 18 mesi dopo l’entrata in vigore della direttiva, rispetto ai 30 mesi proposti dalla Commissione. E parallelamente dovrebbero garantire, entro il primo gennaio 2025, la raccolta separata dei rifiuti tessili – abbigliamento e accessori, coperte, biancheria da letto, tende, cappelli, calzature, materassi e tappeti – per il riutilizzo e il riciclaggio.
Ora che l’Eurocamera ha adottato la propria posizione negoziale, il dossier – e le trattative con gli Stati membri – passeranno in mano al nuovo Parlamento, che si insedierà dopo le elezioni europee del 6-9 giugno.