Bruxelles – Il Portogallo entra in una fase politica inedita, in cui sostanzialmente vede esaurirsi il bipolarismo. Alle elezioni anticipate svoltesi ieri (10 marzo) l’unico vero vincitore è il partito di estrema destra Chega, che con il 18,1 per cento dei voti non solo quadruplica la propria presenza all’Assemblea del Portogallo, ma soprattutto mette ora i due maggiori partiti – e più nello specifico il centro-destra di Alleanza Democratica – di fronte a una scelta storica: collaborare o far entrare gli ultranazionalisti in maggioranza per la prima volta dalla caduta della dittatura nel 1976.
Secondo quanto emerge dai risultati quasi definitivi (mancano solo i voti della circoscrizione estero), il blocco di centro-destra Alleanza Democratica – composto da Partito Social Democratico (Psd), Partito Popolare (Cds) e Partito Popolare Monarchico (Ppm) – si è posizionato al primo posto con il 29,5 per cento dei voti, seguito a ruota dal Partito Socialista (Ps) con il 28,7. I socialisti guidati dal segretario di partito, Pedro Nuno Santos, hanno limitato i danni dopo la bufera dell’inchiesta di presunta corruzione legata ad alcuni progetti per la transizione verde nel Paese – che ha coinvolto indirettamente anche il premier dimissionario, António Costa – ma è evidente il tracollo rispetto a soli due anni fa, quando avevano conquistato il 41,4 per cento e la maggioranza assoluta in Parlamento. Nella nuova formazione dell’Assemblea del Portogallo il centro-destra sale a 79 deputati (da 77), mentre i socialisti ne perdono 43 (scendendo a 77).
Nonostante il leader del centro-destra, Luís Montenegro, abbia rivendicato la vittoria e invitato gli altri partiti a “rispettare il desiderio del popolo portoghese”, chi davvero può attribuirsi il successo alle urne è l’estrema destra di Chega guidata da André Ventura, che dal 7,2 per cento del 2022 è passata al 18,1 di ieri e ora vede quadruplicata la propria forza in Parlamento (da 12 a 48 deputati). Deludente invece la prova di Iniziativa Liberale (al 5,1 per cento e 8 seggi), a cui Montenegro guardava con speranza per un governo di centro-destra tradizionale. In questo scenario di frammentazione politica, in cui il bipolarismo non può più giocare alcun ruolo nella formazione del prossimo governo, è chiaro che le strade praticabili sono solo due (fatta eccezione per un nuovo ritorno alle urne): o un blocco centrista per isolare l’estrema destra, o l’ingresso in maggioranza di Chega con Alleanza Democratica, con o senza condivisione del potere esecutivo.
Mentre il leader nazionalista Ventura ha rivendicato che “i portoghesi vogliono un governo di Alleanza Democratica con Chega” (opzione che garantirebbe 127 seggi su 230), non sono ancora chiare le intenzioni di Montenegro, che fino all’ultimo giorno di campagna elettorale si è sempre opposto a qualsiasi tipo di alleanza con gli ultranazionalisti. Anche per i socialisti si apre un momento di riflessione sulla necessità di sostenere dall’esterno un governo di minoranza di centro-destra (con una maggioranza di 156 deputati), anche se il tracollo elettorale si vedrà in ogni caso a Bruxelles, quando al tavolo del Consiglio Europeo la famiglia del Partito Socialista Europeo (Pes) perderà un altro leader. Quando mancano meno di 90 giorni dalle elezioni europee, anche l’ascesa di Chega in Portogallo va tenuta in considerazione nell’analizzare la tendenza generale di crescita dei partiti di estrema destra sul continente e l’impatto che potrebbe avere sugli equilibri del prossimo Parlamento Europeo.