Bruxelles – I cambiamenti climatici aggravano il divario nord-sud, in Europa come in Italia. L’aumento delle temperature globali ha tra le varie conseguenze quelle di un aumento della povertà nelle aree già adesso meno sviluppate, e per il medio-lungo periodo si pone un problema di costi e, di conseguenza, di sostenibilità dei bilancio soprattutto nazionali. L’allarme è contenuto nella valutazione dei rischi climatici pubblicata dall”Agenzia ambientale europea (Eea), che implicitamente invita la Commissione a ricalibrare le politiche per le regioni alla luce delle sfide all’orizzonte.
Il punto, sottolinea lo studio, è che “le capacità di adattamento sono fortemente correlate con lo stato delle finanze pubbliche“. Allo stato attuale “i governi sono ancora i principali investitori nei progetti di adattamento”, e tutto dipende dalla capacità di spesa, in termini di margini di investimenti e di efficienza dell’intervento. Nel caso italiano la questione è dunque più complessa e delicata, dato l’elevato livello di debito pubblico (rapporto debito/Pil al 140,6 per cento previsto per quest’anno, al 140,9 per cento nel 2025). L’Italia deve contenere la spesa, e non può investire. Dirottare le spese al sud rischia di inceppare il nord produttivo, e dunque si crea una situazione di ulteriore divario nord-sud e aggravamento della questione del Mezzogiorno d’Italia.
Una situazione tutt’altro che ipotetica, visto che neanche a farlo apposta, sottolinea ancora l’Eea, “le regioni con popolazioni di status economico inferiore sono particolarmente colpite dalle alte temperature, come parti della Croazia, della Grecia, dell’Italia e della Spagna dove la disoccupazione è elevata”. Sono dunque le parti più povere a pagare il prezzo del ‘global warming’. Sempre che si possa onorare il conto.
“Gli stress test climatici producono proiezioni del rapporto debito/PIL più elevate nei paesi del Mediterraneo e dell’Europa centro-orientale, anche in scenari di riscaldamento di 1,5°C e 2°C”, continua il rapporto sulle valutazioni dei rischi climatici. Vuol dire che “le regioni del Mediterraneo e dell’Europa sud-orientale hanno il peso del debito più elevato e il margine di bilancio più limitato per finanziare le misure di adattamento”. Al contrario, “le regioni settentrionali hanno elevate capacità di adattamento che consentiranno loro di compensare i potenziali impatti dei rischi climatici”. Ecco dunque il divario nord-sud che si manifesta, e che evidenzia la mai risolta questione ricchezza-povertà.
La situazione risulta difficile da risolvere anche in ragione di dinamiche di declino sociale. “Anche i cambiamenti demografici che interessano l’Europa centro-orientale, in particolare l’emigrazione e l’invecchiamento, contribuiscono a ridurre la capacità di adattamento della regione”. Tutto questo, tradotto in pratica, “non consentirà a queste regioni di bilanciare pienamente gli impatti negativi, con conseguenti livelli di vulnerabilità medio-alti”.