Bruxelles – Niente cambi di passo, l’abbandono di una politica monetaria restrittiva dovrà attendere, probabilmente fino a giugno. Un’inflazione considerata in calo per un minor peso dell’energia, ma un’economia comunque in sofferenza per fattori di incertezza che comunque permangono e non si possono ignorare. Data la situazione non è tempo di allentare la politica monetaria, e la Banca centrale europea decide di lasciare invariati i tassi di interesse (tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale al 4,5 per cento, tasso di interesse sulla linea di rifinanziamento marginale a quota 4,75 per cento e tasso di interesse sulla linea di deposito al 4 per cento). La decisione presa dal consiglio direttivo della Bce è dunque di natura conservativa.
“Non abbiamo discusso di tagli in questa riunione“, precisa la presidente Christine Lagarde, che però al termine della riunione ammette che all’interno della stanza “abbiamo iniziato” a ragionare sull’argomento. “Abbiamo fiducia ma non a sufficienza”, riconosce. “Vediamo segnali, ma non abbastanza”. C’è poco per prendere una decisione chiara in senso meno restrittivo. “Abbiamo bisogno di più dati, e avremo dati sufficienti a giugno“, scandisce la numero uno dell’eurotower.
Lagarde dunque non promette un alleggerimento della stretta già da aprile, come qualcuno iniziava a ipotizzare, e anzi conferma l’impostazione di una revisione al ribasso a metà 2024. Anzi, un eventuale taglio dei tassi di interesse a giugno sarebbe comunque un provvedimento anticipato rispetto all’orizzonte di luglio.
La buona notizia è che nelle ultime proiezioni degli esperti dell’Eurotower l’inflazione è stata rivista al ribasso, in particolare per il 2024. Ciò si deve “principalmente ad un minore contributo dei prezzi dell’energia”, specifica la nota di accompagnamento alle decisioni prese a Francoforte. Il personale ora proietta l’inflazione a media del 2,3 per cento nel 2024, il 2 per cento nel 2025 e l’1,9 per cento nel 2026. L’obiettivo di riferimento appare dunque alla portata.
E’ questo uno dei motivi che inducono la Bce non cambiare rotta. Si è ridotto l’inflazione legata all’energia, ma non quella generale. E, avverte Lagarde, “la crisi in Medio oriente potrebbe spingere verso l’alto i prezzi dell’energia” annullando i progressi registrati fin qui. Inoltre non si intende tagliare i tassi visto che fin qui le decisione assunte stanno producendo l’effetto desiderato, vale a dire un ritorno verso il 2 per cento.
“Le condizioni di finanziamento sono restrittive e i precedenti aumenti dei tassi di interesse continuano a pesare sulla domanda, il che sta contribuendo a far scendere l’inflazione”, sottolineano la Bce e la sua presidente. Avanti così, dunque.
L’altra faccia della medaglia è però un’attività economica in difficoltà, sulla scia delle tensioni in Medio Oriente e l’instabilità nel mar rosso che ne è conseguita, fermo restano un conflitto russo-ucraino ancora in corso. Dopo la Commissione europea, anche il personale della Bce ha rivisto al ribasso anche le stime di crescita, prevista ora allo 0,6 per cento nel 2024. L’attività economica “dovrebbe rimanere sottotono nel breve termine” per poi riprendere successivamente (1,5 per cento nel 2025 e 1,6 per cento nel 2026).
Data questa situazione l’invito ai governi dell’eurozona è accelerare l’agenda delle riforme. “Una più rapida attuazione del programma NextGenerationEU e l’eliminazione delle barriere nazionali al mercato dei capitali possono aiutare gli investimenti necessari per la transizione vere e digitale”, scandisce Lagarde. Un nuovo invito ad attuare l’attuazione del Piano nazionale per la ripresa (Pnrr), finanziato attraverso il Recovery Fund incastonato nel programma NextGenerationEu per la ripresa post-pandemica.