Bruxelles – È partita la piena entrata in vigore di tutti gli obblighi da rispettare da parte delle piattaforme gatekeeper secondo quanto stabilito dalla legge Ue sui mercati digitali, il Digital Markets Act (Dma). Da oggi (6 marzo) le sei piattaforme che hanno la capacità di controllare il mercato digitale secondo i criteri del Digital Markets Act devono adeguarsi agli standard previsti “per ciascuno dei servizi di piattaforma principali da loro designati”. Alphabet, Amazon, Apple, ByteDance, Meta e Microsoft per la prima volta a livello globale ssaranno ritenuti responsabili delle violazioni dei diritti dei consumatori nello spazio digitale, se non rispetteranno i parametri fissati dai legislatori europei.
La chiusura dell’iter di applicazione della nuova legge arriva a sei mesi dalla designazione ufficiale dei gatekeeper da parte della Commissione Europea il 6 settembre dello scorso anno (al termine di un periodo di scrutinio di 45 giorni). Sei piattaforme con un fatturato annuo di almeno 7,5 miliardi di euro all’interno dell’Ue negli ultimi tre anni, una valutazione di mercato superiore ai 75 miliardi di euro, almeno 45 milioni di utenti finali mensili e 10 mila utenti aziendali stabiliti nell’Ue. Tra gli altri criteri c’è anche il controllo di uno o più servizi di piattaforma di base in almeno tre Paesi membri dell’Unione. A proposito dei servizi di piattaforma essenziali, sono 22 quelli designati dalla Commissione Ue: compaiono social network (TikTok, Facebook, Instagram e LinkedIn), browser (Safari e Chrome), sistemi operativi (Google Android, iOs e Windows Pc Os), software per spazi pubblicitari (Google, Amazon e Meta), servizi di intermediazione (Google Maps, Google Play, Google Shopping, Amazon Marketplace, App Store e Meta Marketplace) e di messaggistica (WhatsApp e Messenger), ma anche Google Search (come motore di ricerca) e YouTube (come piattaforma di condivisione video).
Entrata in vigore il 1° novembre 2022 – e con le regole applicate dopo un periodo di adeguamento di sei mesi – la legge sui mercati digitali specifica con precisione le caratteristiche non solo per identificare i ‘controllori’ dell’accesso al mercato digitale, ma anche i loro obblighi. I gatekeeper devono garantire il diritto degli utenti di disdire l’abbonamento ai servizi della piattaforma principale e l’interoperabilità delle funzionalità di base dei servizi di messaggistica istantanea. In altre parole, i più grandi servizi di messaggistica devono aprirsi all’interoperabilità con le piattaforme più piccole, dando agli utenti più scelta nello scambiarsi messaggi, inviare file o fare videochiamate attraverso le app di messaggistica. Deve poi essere garantito un “accesso equo” alle funzionalità degli smartphone agli sviluppatori di app e i venditori dovranno poter aver accesso ai propri dati sul marketing nelle piattaforme online. Ma soprattutto la Commissione Ue deve essere sempre informata sulle fusioni, per evitare le cosiddette killer acquisition, ovvero le acquisizioni di società emergenti da parte delle aziende che dominano il mercato digitale.
Quello che la legge sui mercati digitali vieta è pre-installare sul dispositivo determinate applicazioni software o richiedere agli sviluppatori di app di utilizzare determinati servizi per comparire negli app store, classificare più in alto i propri prodotti e servizi e riutilizzare i dati privati raccolti ai fini di un altro servizio. Dure le sanzioni in caso di violazione delle regole stabilite dal Digital Markets Act: multa fino al 10 per cento del fatturato globale e 20 per cento in caso di recidiva. Con una violazione della legge per almeno tre volte in otto anni, l’esecutivo Ue potrà aprire un’indagine di mercato. L’unica responsabile per l’applicazione del regolamento è proprio la Commissione Europea, con la possibilità affidata agli Stati membri di autorizzare le autorità nazionali della concorrenza ad avviare indagini su possibili infrazioni e a trasmettere le loro conclusioni all’esecutivo Ue.