Bruxelles – “Sicurezza, stabilità, sostenibilità, solidarietà: ecco la mia visione per il futuro dell’agricoltura europea”. Non quattro pilastri quanto quattro elementi comunque centrali nei ragionamenti di Janusz Wojciechowski, commissario per l’Agricoltura, e di una Commissione europea, quella von der Leyen, a fine mandato ma comunque desiderosa di lasciare in eredità un programma di lavoro ambizioso al prossimo esecutivo comunitario, probabilmente sempre a guida von der Leyen, visto che l’attuale presidente si è ufficialmente candidata per una secondo mandato. Che sia lei a ripartire, non c’è dubbio che il collegio dei commissari deve riprendere, a partire da queste ‘4 S’ un percorso rimesso in discussione da un mondo in fermento e sul piede di guerra.
E’ da qui che parte Wojciechowski nelle sue considerazioni. Chiude i lavori dell’evento ‘Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue’, organizzato a Bruxelles da Gea ed Eunews, partendo dalle rivolte dei trattori. Non c’è dubbio che il mondo agricolo sia soggetto a sfide, immediate e meno prossime, e il commissario è il primo a riconoscerlo. “Ci sono ragioni nazionali ed elementi legati alle politiche europee come politiche commerciali, riforma della politica agricola comune (Pac) e Green deal”.
C’è tanto sul tavolo, e la Commissione europea è già al lavoro, per quello che può, data una legislatura al termine, e ragiona a ciò che potrà essere in prospettiva. Intanto, ricorda Wojciechowski, si sta lavorando a “un pacchetto di misure che riducano alcuni aspetti del Green Deal come la sospensione della riduzione dei terreni incolti, come il ritiro del divieto del taglio del 50 per cento dell’uso dei pesticidi”. Misure che certificano l’attenzione di Bruxelles per un mondo a cui si deve ridare nuova centralità. Ed è qui che entra in gioco il post-von der Leyen, o von der Leyen bis del caso.
“Sicurezza, stabilità, sostenibilità e solidarietà”. Il futuro prossimo venturo della politica agricola europea deve rispondere a questi quattro principi. Quanto al primo, “ogni cosa che produce insicurezza alimentare non deve essere proposto né introdotto”, scandisce Wojciechowski, che per gli operatori del settore ha un messaggio ulteriore: “Ringrazio tutti gli agricoltori, soprattutto quelli italiani, per il loro lavoro per la sicurezza alimentare”. Quanto alla seconda delle ‘4 S’, “va fornita stabilità giuridica, il che implica non troppe modifiche nelle regole della Pac e stabilizzare la politica comune”, oltre a garantire “stabilità di reddito” per gli operatori del settore. La sostenibilità “è una grande sfida, perché non riguarda solo ambiente e clima”, ma capacità di stare sul mercato. In tal senso l’Italia, con la sua filiera, è un’esperienza di successo, perché, spiega, i mercati locali, il sistema ‘chilometri zero’, sono tutti esempi di “una diversificazione che è importante”. Quanto al quarto elemento, l’ultima S della lista, continua, “solidarietà non solo tra Paesi ma tra agricoltori, e in tal senso l’Italia sa offrire un ottimo esempio con le cooperative”, oltre che “solidarietà tra agricoltori e consumatori”.
Due riferimenti voluti, non casuali, al sistema agricolo italiano, visto da Wojciechowski come un modello, un esempio cui ispirarsi e non solo. “Dobbiamo raccomandare l’esperienza italiana per il futuro della politica, con produzione mista”, sostiene. In generale, ricorda, “l’Ue è il più grande esportatore alimentare a livello mondiale”, e in questo “il made in Italy da un contributo importante in questo, con i i suoi vini”, con le sue specialità. E un sistema fatto di tante aziende medio-piccole da preservare. “Per produttività abbiamo bisogno di grandi aziende”, ma quando si parla di agricoltura “dovremmo salvaguardare il modello tradizionale fatto di piccole e medie aziende a conduzione familiare”.