Bruxelles – Nel suo super-anno elettorale, la Croazia corre verso le urne già nel primo semestre. Prima delle elezioni europee di giugno (anche in questo Paese, ultimo entrato nell’Ue, si voterà il 9 giugno come in Italia) gli elettori croati saranno chiamati a eleggere il nuovo Parlamento nazionale con alcuni mesi di anticipo rispetto a quanto previsto dalla tabella di marcia istituzionale. “Le elezioni per il Parlamento croato si terranno prima di quelle per il Parlamento Europeo“, ha annunciato nel tardo pomeriggio di ieri (4 marzo) il primo ministro, Andrej Plenković, parlando alla stampa al termine di quella che lui stesso ha definito “l’ultima sessione” dell’organo legislativo nazionale “prima del suo scioglimento”.
È stato proprio il premier Plenković a fornire le prime coordinate temporali per le elezioni legislative anticipate, con lo scioglimento del Sabor croato “entro il 22 marzo”. Secondo quanto previsto dalla Costituzione nazionale sarà il presidente della Repubblica, Zoran Milanović, a decidere la data in cui convocare gli elettori alle urne – originariamente prevista per il 22 settembre – ma comunque tra i 30 e i 60 giorni successivi allo scioglimento del Parlamento: si arriva così, al più tardi, alla data del 21 maggio, a poco più di due settimane dall’appuntamento elettorale delle europee. Il premier uscente Plenković – che è presidente dell’Unione Democratica Croata (Hdz) – ha anche anticipato che guiderà nuovamente il suo partito conservatore di centro-destra nella circoscrizione che comprende il centro della capitale Zagabria.
La decisione di anticipare le elezioni legislative (nell’anno in cui in Croazia si andrà a votare anche per il nuovo presidente della Repubblica a dicembre) è stata presa dopo più di due settimane di proteste nelle maggiori città del Paese. Oltre alle pressioni crescenti da parte di singole categorie professionali per l’insoddisfazione nei confronti delle politiche dell’esecutivo di Zagabria – dagli insegnanti ai giudici e i medici per i salari, fino ai giornalisti contro le modifiche al Codice Penale per rendere un reato la pubblicazione di fughe di notizie – sono stati i partiti di centro e sinistra a catalizzare la volontà di “difendere la democrazia”. In particolare le proteste hanno riguardato la nomina di Ivan Turudić a procuratore generale con il via libera dei deputati croati, a causa della sua vicinanza all’Hdz e alla possibile protezione di Plenković da casi di corruzione nel caso perdesse l’immunità dopo la prossima tornata elettorale.
Il Partito Socialdemocratico di Croazia (Sdp), la sinistra ambientalista Možemo e altri nove partiti di opposizione liberale e di sinistra avevano presentato una richiesta formale di scioglimento del Parlamento croato e di ritorno immediato alle urne per favorire la nascita di un governo non guidato dall’Hzd a 13 anni dall’ultima volta (Plenković è primo ministro da 8). Allo stesso tempo hanno escluso dal fronte comune i partiti di destra come i conservatori euroscettici di Most e i nazionalisti del Movimento Patriottico, dal momento in cui le loro critiche al governo uscente riguardano il fatto di non essere stato abbastanza duro sulle politiche migratorie, per esempio. Il premier Plenković – stimato al tavolo dei 27 leader Ue ma non senza coni d’ombra anche sul fronte del settore in cui è riconosciuto tra i più carismatici, l’allargamento dell’Unione ai Balcani Occidentali – ha accusato i “gruppi della sinistra radicale” per aver organizzato le manifestazioni contro il suo governo.
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