Bruxelles – Rimettere l’impresa agricola al centro della Pac e farne il protagonista della lotta al cambiamento climatico. È questo il messaggio che le maggiori associazioni della filiera italiana recapitano alla Commissione europea all’evento “Nuove coordinate per la sostenibilità dell’agricoltura Ue”, organizzato da Withub nella capitale europea. Un messaggio che arriva nel momento in cui – messo alle strette dalle forti proteste degli agricoltori – l’esecutivo Ue sta ripensando le risorse per accompagnare l’agricoltura nella transizione verde.
Ad aprire il primo panel, dedicato a Politica Agricola Comune e nuovo budget pluriennale dell’Ue, l’eurodeputato del Partito Democratico Paolo De Castro. Che al Parlamento europeo è membro della commissione Agricoltura. “Aspettiamo di capire quali decisioni concrete prenderà la Commissione europea per venire incontro al malessere diffuso degli agricoltori. Noi chiediamo modifiche strutturali intervenendo sull’atto di base della Pac“, è la linea del due volte ministro delle Politiche agricole italiano, che punta soprattutto sulla necessità di una “maggiore semplificazione nell’attuazione” della politica agricola.
A raccogliere gli input lanciati da De Castro, alcuni tra i più importanti stakeholders del mondo agricolo italiano ed europeo: Coldiretti, Confagricoltura, Cogeca, Cia. Il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha sottolineato “il rischio di accentuare regolamenti che portano a una diminuzione della capacità produttiva dell’Ue”. Che, se l’obiettivo è la lotta al cambiamento climatico, sarebbe un “controsenso”, perché significa “favorire importazioni proprio da quei continenti che hanno responsabilità rilevanti in termini di emissioni nella filiera agroalimentare”.
Ecco perché Bruxelles dovrebbe piuttosto “accompagnare gli agricoltori europei nella riduzione delle emissioni”. È l’invito di Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori Italiani. In altri termini, mettere sul piatto strumenti che hanno un costo. “Noi come agricoltori accettiamo le sfide legate al Green Deal, ma lo vogliamo fare con gli strumenti e oggi gli strumenti a disposizione sono pochi”, ha proseguito Fini. Strumenti come l’agricoltura di precisione, le nuove tecniche genomiche. Finché non ci saranno tali strumenti, non si può chiedere – tra le altre cose – di abbandonare l’uso massiccio di pesticidi chimici.
“Ci sono dei meriti che vanno riconosciuti alla Commissione europea, per esempio il ritiro della proposta sui fitofarmaci”, ha dichiarato a proposito il vice-presidente di Cogeca, Leonardo Pofferi. Secondo Pofferi von der Leyen ha reagito con tempestività alla rabbia degli agricoltori, riaprendo una finestra di dialogo con la filiera. “Registriamo però dei segnali che vanno ancora nella direzione opposta: il voto sulla legge sul ripristino della natura, che non ha accolto alcuni emendamenti a cui eravamo favorevoli”, ha voluto evidenziare.
A fare da parafulmine c’era la direttrice per la gestione delle Risorse alla Dg Agri della Commissione europea, Carmen Naranjo Sanchez. Che si è detta fiduciosa che le misure proposte in fretta e furia nel mese di febbraio “potranno dare già una prima risposta ad alcune delle sfide in termini di semplificazione dei carichi amministrativi“. Misure di breve e medio periodo discusse al Consiglio Ue Agricoltura e Pesca del 26 febbraio, “che sono il risultato di estensive consultazioni con gli stakeholders”, ha spiegato Naranjo Sanchez.
Misure che potranno sfociare in una revisione strutturale delle basi legali della Politica Agricola Comune. Ma se si guarda al lungo periodo, la funzionaria Ue ha smorzato gli entusiasmi: “Stiamo iniziando a guardare al prossimo budget pluriennale, dopo il 2027 – ha annunciato Naranjo Sanchez -. Ci aspettiamo trattative molto complicate, difficilmente gli Stati membri vorranno aumentare i loro contributi al budget Ue”. E dunque, non ci sarebbe spazio per fondi aggiuntivi per l’agricoltura. Secondo un’elaborazione del Centro Studi Gea e dell’Università di Perugia, servirebbero addirittura 100 miliardi in più per sostenere la Pac nello scenario di un eventuale ingresso dell’Ucraina nell’Ue. Se Kiev entrasse nel blocco oggi, dovrebbe ricevere infatti – in base agli ettari coltivati – fondi per oltre il 20 per cento del budget annuale dell’intera Europa dedicato al sostegno agli agricoltori.
“Se pensiamo al budget Ue, tutti dicono che gli agricoltori ricevono già il 30 per cento. Ma ci sono dei vincoli per cui quasi tutto il budget va verso obiettivi di natura ambientale: in questo momento soltanto il 23 per cento delle risorse va ai pagamenti diretti degli agricoltori“, ha denunciato la direttrice Relazioni Ue e internazionale di Confagricoltura, Cristina Tinelli. Ribadendo il messaggio portato da tutte le associazioni di categoria, Tinelli ha chiuso: “Noi vogliamo una politica agricola che sia economica e che rimetta al centro l’impresa agricola come protagonista della lotta al cambiamento climatico”.