Bruxelles – Non più obbligo, ma raccomandazione. I 27 governi Ue hanno approvato la proposta della Commissione Europea di prorogare la riduzione coordinata della domanda di gas fino al 31 marzo 2025, con il target fissato al 15 per cento del consumo medio nel periodo dal primo aprile 2017 al 31 marzo 2022. È il risultato del confronto di oggi (4 marzo) al Consiglio Energia, con l’accordo politico raggiunto tra i ministri competenti “per garantire uno stoccaggio di gas sufficiente per il prossimo inverno”.
Come sottolineato nella nota del Consiglio, “sebbene la sicurezza dell’approvvigionamento nell’Ue sia migliorata, è necessario continuare a ridurre la domanda”. Lo strumento di emergenza per la riduzione della domanda di gas è stato adottato nel 2022, in risposta alla crisi energetica causata dalla guerra di aggressione della Russia, ed è stato prorogato nel marzo dello scorso anno fino alla fine di questo mese per garantire la continuità della sicurezza dell’approvvigionamento e contenere la volatilità dei prezzi. Nonostante il “miglioramento generale” della situazione degli approvvigionamenti di gas, secondo gli ultimi rapporti della Commissione la situazione sui mercati globali del gas “rimane tesa”. Come messo in chiaro dalla commissaria per l’Energia, Kadri Simson, “ci stiamo lasciando alle spalle un’altra stagione di riscaldamento, il che significa che è ora di iniziare a prepararsi per il prossimo inverno“, anche considerato che “gli stoccaggi di gas dei Paesi membri sono al 62 per cento del livello di riempimento” e con questo ritmo “arriveremo alla fine della stagione di riscaldamento con livelli tra il 45 e il 55 per cento, è una buona base“, ha aggiunto Simson.
È così che, a pochi giorni dalla scadenza del Regolamento sulla riduzione della domanda di gas, gli Stati membri hanno voluto iniziare a prepararsi a “qualsiasi possibile interruzione del gas”, anche se le misure fino al 2025 sono state trasformate da Regolamento (obbligatorio) a raccomandazione (non vincolante). Le misure prorogate oggi aiuteranno gli Stati membri ad adottare “adeguate misure di sicurezza dell’approvvigionamento” fino al recepimento delle direttive sull’efficienza energetica e sulle fonti rinnovabili nel 2025, “che porteranno a una riduzione strutturale della domanda nel prossimo futuro, raggiungendo al contempo gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Ue”.
Ma contemporaneamente la Commissione Europea spinge i Ventisette anche sulla strada del sostegno all’industria solare, con una lettera inviata dalla commissaria Simson e dal responsabile per il Mercato interno, Thierry Breton, la scorsa settimana alla ministra dell’Energia belga e presidente di turno del Consiglio dell’Ue, Tinne Van der Straeten. “È chiaro che non possiamo chiudere le frontiere, perché abbiamo bisogno di pannelli solari e abbiamo beneficiato molto dei tassi di installazione record l’anno scorso e nel 2022″, ha messo in chiaro la commissaria responsabile per l’Energia nel gabinetto von der Leyen. Se alcuni operatori europei del settore sostengono la necessità di una nuova tornata di tariffe anti-dumping (dazi doganali compensatori) nei confronti dei pannelli solari in arrivo dalla Cina, la Commissione Ue privilegia invece un sostegno diretto al settore, con “diverse proposte” sul tavolo dei ministri.
Ci si attende a margine di uno dei prossimi vertici dei ministri dell’Energia (il 15 aprile si svolgerà un Consiglio informale) la presentazione e la firma di una dichiarazione sull’industria solare redatta dalla presidenza belga. I Paesi membri dovrebbero sottoscrivere una dichiarazione volontaria sulla falsariga di quella per l’industria eolica del dicembre dello scorso anno, con misure come aste ad hoc per favorire i pannelli solari prodotti in Europa, appalti pubblici con priorità ai produttori nazionali e schemi di incentivi per pannelli solari sui terreni agricoli. “Dobbiamo preservare la competitività della base industriale del solare“, ha messo in chiaro Simson, ricordando che il settore “sta affrontando una situazione di fragilità”.