Bruxelles – A quesi tre anni dall’apertura della contestazione formale nei confronti di Apple sul possibile abuso di posizione dominante nel mercato dello streaming musicale, la Commissione Europea ha optato per la decisione più dura. Una multa da 1,8 miliardi di euro, da pagare per aver sviluppato pratiche “illegali secondo le norme antitrust dell’Ue”, attraverso cui l’azienda di Cupertino ha limitato agli sviluppatori terzi di informare i consumatori sui servizi musicali alternativi e più economici disponibili al di fuori dell’ecosistema Apple.
A rendere nota la stangata nei confronti della multinazionale statunitense del settore tecnologico è stata la vicepresidente della Commissione Ue per il Digitale e commissaria responsabile per la Concorrenza, Margrethe Vestager, nel corso di una conferenza stampa convocata appositamente oggi (4 marzo). Tre anni di indagini e valutazioni hanno portato i servizi del Berlaymont a confermare le preoccupazioni emerse nella primavera del 2021 sulle violazioni specifiche in materia di disposizioni anti-steering, vale a dire quelle misure volte a impedire che un’applicazione possa reindirizzare l’utente verso un negozio online esterno. In altre parole, Apple ha reso quasi impossibile agli utenti iOS (di iPhone e iPad) di conoscere e sottoscrivere abbonamenti ad app di streaming musicale disponibile al di fuori dell’App Store, o ha imposto indirettamente costi più elevati.
Come ricorda la Commissione, Apple è attualmente l’unico fornitore dell’App Store dove gli sviluppatori possono distribuire le loro applicazioni agli utenti iOS in tutto lo Spazio economico europeo (See) e “controlla ogni aspetto dell’esperienza utente di iOS e stabilisce i termini e le condizioni che gli sviluppatori devono rispettare” per raggiungere gli utenti nell’App Store. Nello specifico le disposizioni anti-steering vietano agli sviluppatori di app terze di informare gli utenti iOS all’interno delle loro applicazioni sui prezzi delle offerte di abbonamento disponibili su Internet, così come delle differenze di prezzo tra gli abbonamenti in-app. Il divieto riguarda anche l’inserimento di link che conducono gli utenti iOS al sito web dello sviluppatore dell’app e la possibilità per questi ultimi di contattare i propri utenti appena acquisiti.
“Queste disposizioni non sono né necessarie né proporzionate per la tutela degli interessi commerciali” di Apple e “incidono negativamente” sugli interessi degli utenti, “che non possono prendere decisioni informate ed efficaci” su app di streaming musicale da utilizzare sul proprio dispositivo. In termini pratici, questo significa che “per quasi dieci anni” gli utenti iOS potrebbero aver pagato prezzi “significativamente più alti” proprio a causa delle elevate commissioni imposte da Apple agli sviluppatori e trasferite sul consumatore finale sotto forma di prezzi di abbonamento più elevati. A questo si aggiunge il danno non monetario “sotto forma di un’esperienza utente degradata”, dal momento in cui gli utenti iOS hanno dovuto effettuare una ricerca “macchinosa” prima di trovare l’offerta desiderata, “oppure non si sono mai abbonati a nessun servizio perché non hanno trovato quello giusto da soli”.
Tenendo conto della durata e della gravità dell’infrazione, del fatturato totale e del fatto che sono state fornite “informazioni non corrette nell’ambito della procedura amministrativa”, la Commissione Europea ha così imposto un’ammenda dal valore di 1,8 miliardi di euro, “proporzionata ai ricavi globali di Apple e necessaria per ottenere un effetto deterrente”. Come precisano i servizi del Berlaymont, si tratta di un’ammenda forfettaria, resasi necessaria perché “una parte significativa del danno causato dalla violazione consiste in un danno non monetario, che non può essere adeguatamente contabilizzato secondo la metodologia basata sui ricavi”. Inoltre è stato ordinato all’azienda statunitense di rimuovere le disposizioni anti-steering e di “astenersi dal ripetere l’infrazione o dall’adottare in futuro pratiche con oggetto o effetto equivalente”.