Bruxelles – L’Italia sorvegliata speciale della Procura europea per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund. Lo Stivale è il primo Paese dell’Ue per numero di accertamenti aperti per verificare il corretto uso delle risorse e scongiurare eventuali frodi. Sulle 206 indagini aperte alla fine del 2023, ben 179 riguardano l’Italia. Si tratta di verifiche, non di irregolarità accertate. Non ancora almeno, e non è neppure detto che possano emergere. Il dato emerge innanzitutto perché, essendo il programma di ripresa anti-pandemico NextGenerationEU in cui ricade il Recovery Fund un programma nuovo, è la prima volta che gli organismi competenti avviano le verifiche del caso, sempre un atto dovuto per l’integrità del bilancio a dodici stelle.
Inoltre l’Italia è insieme alla Spagna lo Stato membro che più di ogni altro beneficia dei soldi del Recovery fund. Il governo di Roma deve gestire e spendere 191,5 miliardi di euro tra garanzie (68,8 miliardi) e prestiti (122,6 miliardi), un ammontare enorme di risorse che da una parte potrebbe fare gola a malintenzionati, e dall’altra parte potrebbe anche solo creare difficoltà procedurali nell’utilizzo per un programmo tutto nuovo. C’è dunque una logica nei controlli numerosi che l’Eppo svolge.
In generale, tra tutti i soldi spesi nell’Unione, solo per i primi progetti di finanziamento attraverso NextGenerationEU, l’ufficio della procura europea stima un danno di oltre 1,8 miliardi di euro. Ciò rappresenta circa il 15 per cento di tutti i casi di frode di spesa che ha coinvolto fondi UE gestiti dalla Procura europea durante il periodo di riferimento, ma in termini di danno stimato corrisponde a quasi il 25 per cento del totale. “Questo numero non può che aumentare, nel contesto dell’attuazione accelerata dei finanziamenti NextGenerationEU“, avverte la procura europea nello speciale rapporto diffuso oggi.
Nel caso specifico del programma di ripresa antipandemica (valore: 750 miliardi di euro, di cui 672 di Recovery Fund) l’utilizzo di dichiarazioni o documenti falsi, inesatti o incompleti, ovvero la mancata divulgazione di informazioni in violazione di specifici obblighi, sono stati in assoluto gli strumenti più diffusi per ingannare le pubbliche autorità. In altri casi, continua il rapporto, in diversi casi le frodi riguardavano soggetti fittizi, con fondi versati ai beneficiari come pagamento anticipato, per far fronte alle spese della fase iniziale di un progetto. In realtà, questi beneficiari si sono rivelati società fittizie o operatori economici di facciata. I progetti non sono stati effettivamente realizzati e i fondi sono stati immediatamente trasferiti su conti bancari all’estero, con destinazione finale in paesi extra UE.
Ci sarà da fare molta attenzione, e già se ne sta facendo. L’Italia, attraverso Guardia di finanza e forze di polizia collabora e conduce molte indagini. E’ anche questo uno dei motivi che spiega i numeri del Paese, al primo posto nell’Ue per frodi al bilancio dell’Unione europea. In generale, la procura europea rileva che in termini di danni procurati tra evasione dell’Iva, appropriazione indebita, corruzione, frodi legate agli appalti, riciclaggio di denaro, l’Italia abbia solo nel 2023 prodotto reati per 7,38 miliardi di euro, di cui 5,22 solo per mancata riscossione di Iva.