Dall’inviato a Strasburgo – L’Unione europea è pronta al giro di vite contro la giungla degli affitti a breve termine attraverso piattaforme digitali nelle città europee. Il Parlamento europeo ha dato oggi (29 febbraio) il suo benestare all’accordo raggiunto a novembre con i negoziatori degli Stati membri. Ora manca solo il via libera definitivo dei 27: a quel punto Airbnb, Booking, Expedia, TripAdvisor e tutti i portali di affitti mordi e fuggi dovranno assicurare tracciabilità e garanzie fiscali in tutta l’Ue.
La larghissima maggioranza del Parlamento europeo ha confermato il testo uscito dai triloghi interistituzionali: con 493 voti a favore, 14 contrari e 33 astenuti gli eurodeputati hanno chiuso la pratica e passato la palla al Consiglio. Il nuovo regolamento propone una serie di norme per migliorare la trasparenza in un settore letteralmente esploso negli ultimi anni e aiutare le amministrazioni pubbliche a sviluppare un turismo sostenibile e equilibrato.
Il punto attorno a cui ruota il regolamento è la registrazione – e la condivisione dei dati – dei locatori che si appoggiano alle piattaforme online. Chiunque metta a disposizione alloggi a breve termine dovrà registrarsi presso le autorità e chiedere il rilascio di un codice identificativo unico, con l’obbligo di esporlo sulle piattaforme; queste ultime, mensilmente, condivideranno le informazioni sugli affitti tramite un portale digitale. Questa strategia, che prevede l’identificazione dei proprietari e la tracciabilità delle loro attività, permetterà alle amministrazioni pubbliche di vigilare più facilmente sugli oneri fiscali a carico dei locatori.
Nell’accordo tra le istituzioni Ue viene sottolineato che gli strumenti di registrazione dovrebbero essere disponibili gratuitamente online – o a un costo “ragionevole e proporzionato” – per i locatori. I locatori dovrebbero fornire informazioni specifiche quali l’indirizzo specifico dell’unità, il numero massimo di posti letto disponibili e se l’unità è offerta nella totalità o in parte. Le piattaforme online dovrebbero a loro volta compiere “sforzi ragionevoli” per verificare se le informazioni fornite durante la procedura di registrazione sono corrette. Una volta che l’accordo verrà approvato anche dal Consiglio europeo, il regolamento si applicherà nei Paesi membri 24 mesi dopo.
La relatrice per l’Eurocamera, Kim Van Sparrentak, a margine del voto ha ricordato che “il picco di affitti illegali per vacanze a breve termine” rende le città di tutta Europa “più difficili da vivere e meno accessibili”. Van Sparrentak ha esultato per una legge che “impone alle piattaforme di condividere i propri dati con le autorità locali, consentendo loro di applicare meglio le norme per le case di vacanza in modo che l’alloggio rimanga accessibile ai residenti”.
Mettere ordine nel mondo dell’accoglienza turistica è sempre più urgente, e anzi l’Ue si è trovata impreparata davanti alla crescita degli affitti a breve termine, che ormai rappresentano circa un quarto del settore. Secondo i dati Eurostat relativi al primo semestre del 2023, gli ospiti hanno trascorso circa 237 milioni di notti in alloggi in affitto prenotati tramite piattaforme online in tutta l’Ue. In crescita del 18,8 per cento rispetto all’anno precedente. Un fenomeno che interessa soprattutto i Paesi maggiormente turistici: di quelle 237 milioni di notti, più di 34 milioni sono state trascorse in Italia, 47 milioni in Spagna e 57 milioni in Francia.