Dall’inviato a Strasburgo – L’Eurocamera torna sulla catastrofe umanitaria di Gaza. All’allarme lanciato dal commissario generale dell’Unrwa, Philippe Lazzarini, secondo cui a febbraio gli aiuti umanitari entrati nella Striscia sono diminuiti del 50 per cento rispetto a gennaio, ha risposto da Strasburgo il commissario Ue per la Gestione delle crisi, Janez Lenarčič. Il messaggio è chiaro: Israele deve implementare le misure richieste dalla Corte di Giustizia Internazionale.
Lo scorso 26 gennaio il tribunale de l’Aia ha emesso la prima decisione relativa al rischio di genocidio nella Striscia di Gaza, concedendo un mese di tempo alle autorità israeliane per presentare un rapporto in cui illustrasse le misure adottate per prevenire tale crimine. Un portavoce della Corte ha confermato a Eunews che il rapporto è arrivato ed è ora sotto la lente dei giudici.
Ma nell’ultimo mese, la situazione sul campo è ulteriormente peggiorata. Israele minaccia un’operazione su vasta scala a Rafah, dove si sono ammassati in questi cinque mesi quasi 2 milioni di sfollati interni palestinesi, se Hamas non dovesse rilasciare gli ostaggi prima dell’inizio del Ramadan (previsto il 10 marzo). E l’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei Rifugiati palestinesi ha denunciato la preoccupante riduzione dell’assistenza umanitaria a Gaza a causa di “mancanza di volontà politica, chiusura regolare dei valichi di frontiera e mancanza di sicurezza dovuta alle operazioni militari”.
Addirittura, nel nord della Striscia l’Unrwa non riuscirebbe a distribuire aiuti dal 23 gennaio. Alla denuncia dell’Unrwa si è unito Lenarčič, che ha partecipato al dibattito sulla situazione a Gaza all’emiciclo di Strasburgo per conto dell’Alto rappresentante Ue, Josep Borrell. “Un mese dopo che la Corte ha chiesto misure provvisorie, la situazione è solo peggiorata. Sono apparse sacche di fame a Gaza, le persone sono così disperate che la distribuzione ordinaria non è più possibile”, ha dichiarato in aula. E ha ricordato agli eurodeputati che l’Ue si aspettava “la piena, immediata e effettiva implementazione” degli “ordini vincolanti” de l’Aia.
I bollettini diffusi quotidianamente dal ministero della Salute di Gaza parlano di 30 mila vittime accertate nella Striscia dal 7 ottobre. Una carneficina, a cui andranno aggiunti diverse migliaia di dispersi sotto le macerie. Secondo un report della Johns Hopkins University, il numero dei morti potrebbe superare le 60 mila unità se non ci sarà un cessate il fuoco e un massiccio aumento degli aiuti umanitari il più presto possibile. Lenarčič ha ricordato che “26 Stati membri su 27” hanno accolto l’appello della comunità internazionale perché Israele non avanzi su Rafah, e perché si raggiunga “un accordo per la fine immediata dei combattimenti e la liberazione degli ostaggi israeliani ancora detenuti da Hamas”.
Così come a 26 – e il bastian contrario è sempre Budapest – c’è “un accordo sull’adozione di sanzioni” contro i coloni israeliani estremisti, ma il veto ungherese immobilizza l’Ue. “Alcuni Stati membri hanno introdotto divieti di ingresso a livello nazionale. Con l’avvicinarsi del Ramadan tra due settimane, il rischio che la situazione possa sfuggire ulteriormente di mano è elevato”, ha avvertito il commissario sloveno.
Che è poi tornato sulla vicenda dell’Unrwa e sulle accuse israeliane di complicità di alcuni membri dello staff negli attacchi terroristici del 7 ottobre. “Il lavoro delle Nazioni Unite, compresa l’Unrwa, rimane cruciale“, ha messo in chiaro Lenarčič, ricordando che il segretario generale dell’Onu, Antronio Guterres, e lo stesso Lazzarini “stanno prendendo molto sul serio le accuse israeliane e hanno preso misure immediate”. Lenarčič ha invitato gli eurodeputati a “riconoscere l’ambiente ad alto rischio in cui opera l’Unrwa” e a rifiutare “punizioni collettive che contribuirebbero al collasso umanitario a Gaza“. Oltre che all’instabilità in Giordania, Libano, Siria e nella West bank occupata. Per il commissario Ue responsabile delle crisi umanitarie non c’è dubbio: “Resta di fondamentale importanza fornire all’Unrwa finanziamenti adeguati”, semplicemente perché “non c’è alcun sostituto per l’Unrwa, ora e per il giorno dopo”.