Bruxelles – Manca ancora una settimana alla presentazione del pacchetto sulla difesa europea, ma la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, mette già sul tavolo i pilastri fondanti di una strategia che dovrebbe cambiare il futuro della sicurezza di tutta l’Unione Europea. “L’Europa ha iniziato a comprendere l’urgenza e la portata della sfida che ci attende, ma c’è ancora molto da fare e dobbiamo muoverci in fretta, la minaccia di guerra può non essere imminente ma non è impossibile“, ha avvertito gli eurodeputati aprendo il dibattito sulla sicurezza e difesa europea alla sessione plenaria del Parlamento Ue questa mattina (28 febbraio). Se “i rischi di guerra non vanno gonfiati, ma affrontati”, per la numero uno della Commissione “questo inizia con l’urgente necessità di ricostruire, rifornire e modernizzare le forze armate degli Stati membri“. Con appalti congiunti, più finanziamenti e più coordinati, un commissario ad hoc per la difesa, un Ufficio per l’innovazione a Kiev e l’utilizzo degli asset russi congelati per sostenere la lotta armata dell’Ucraina.
Come indica l’agenda del Collegio dei commissari, il punto sulla strategia per l’industria della difesa e sul programma europeo di investimenti per la difesa (Edip) è previsto per martedì prossimo (5 marzo). Dopo le prime indicazioni di massima fornite nelle scorse settimane, è davanti all’emiciclo di Strasburgo che von der Leyen ha voluto anticipare gli elementi più importanti di un piano che dovrebbe aiutare i Paesi membri a “mettere il turbo alla nostra capacità industriale di difesa nei prossimi cinque anni”. Il principio rimane sempre quello del “spendere di più, spendere meglio, spendere in modo europeo“, come rifletterà l’obiettivo centrale della strategia imminente: “Dare priorità agli appalti congiunti per la difesa, proprio come abbiamo fatto con i vaccini o con il gas naturale”. Bruxelles si concentrerà su come “facilitare gli accordi di offtake [contratti con cui il produttore si impegna a vendere a prezzi stabiliti e per un determinato numero di anni, ndr] o gli accordi di acquisto anticipato in cui forniamo garanzie“, per assicurare ordini “stabili e prevedibili nel lungo periodo” alle aziende del settore della difesa.
L’aumento della produzione industriale – “come stiamo facendo ora con le munizioni attraverso l’Asap” – sarà sostenuto attraverso l’identificazione di “progetti di difesa europei di interesse comune”, in modo da “concentrare gli sforzi e le risorse dove l’impatto e il valore aggiunto sono maggiori” e per “garantire all’Europa un vantaggio nelle nuove tecnologie”. Lo sforzo sarà “europeo”, con un occhio rivolto al presente e al futuro dell’Unione: “Sono orgogliosa di annunciare che istituiremo un Ufficio per l’innovazione della difesa a Kiev“, è l’anticipazione di von der Leyen, che promette così sia un “avvicinamento” dell’Ucraina all’Ue, sia un assorbimento da parte dei Ventisette della “esperienza sul campo di battaglia e nell’innovazione industriale” di Kiev. E a proposito di guerra in Ucraina, la numero uno dell’esecutivo Ue ha esortato a “iniziare una conversazione sull’utilizzo dei profitti dei beni russi congelati per acquistare congiuntamente equipaggiamenti militari per l’Ucraina“, definendolo “l’uso migliore per quel denaro” insieme alla ricostruzione del Paese invaso.
Continuando con le linee principali della strategia per la difesa europea, von der Leyen ha messo in chiaro che questo tema “richiede un’attenzione totale” ed è per questo motivo che l’attuale presidente dell’esecutivo Ue – e candidata per succedere a se stessa – si è detta “personalmente favorevole alla nomina di un commissario per la difesa nella prossima Commissione“. Uno dei focus cruciali sarà quello sull’accesso ai capitali e al sostegno con finanziamenti privati, in particolare alle piccole e medie imprese, “la spina dorsale della nostra industria e il motore dell’innovazione”. Di qui l’apprezzamento del Berlaymont al piano ad hoc della Banca europea per gli investimenti (Bei): “Sono molto incoraggiata dalle parole della presidente Nadia Calviño, invito gli Stati membri ad approvare questa proposta”. A questo punto rimane però chiaro nella visione di von der Leyen che “la sovranità europea non influirà mai sull’importanza e sulla necessità della nostra alleanza Nato“, ma al contrario “è fondamentale per rafforzare” l’Alleanza Atlantica (che con l’ingresso della Svezia ora conta 23 membri in comune). Come dimostra il fatto che anche la Nato punta a un aumento degli investimenti nella difesa, con “18 dei suoi Paesi membri oltre l’obiettivo del 2 per cento” di spesa in rapporto al Pil: “Insieme stiamo spendendo di più, per capacità e progetti comuni tra europei“, ha concluso von der Leyen.
Le reazioni del Parlamento Ue sulla difesa europea
C’è consenso generale tra i gruppi politici all’Eurocamera sui piani della Commissione Ue per rafforzare la difesa europea, fatta eccezione per le due estremità dell’emiciclo di Strasburgo. “Dobbiamo saperci difendere da soli, non attendere gli americani, e rafforzare la Nato“, è il commento del presidente del Partito Popolare Europeo, Manfred Weber, che ha definito il commissario europeo per la Difesa “ciò di cui abbiamo bisogno” e ha esortato i 27 governi a prendere “azioni comuni in seno al Consiglio, anche se è una competenza nazionale”. Gli ha fatto eco la presidente del gruppo di Renew Europe, Valérie Hayer, parlando di “sottosviluppo cronico negli investimenti” a causa della dipendenza da Washington e ha messo in chiaro che “non possiamo svegliarci dopo elezioni americane senza esserci preparati a un certo scenario”, ovvero il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca e le sue minacce alla difesa reciproca tra alleati Nato: “L’ingenuità appartiene al passato, ora dobbiamo porre fine all’unanimità in politica estera ed essere tutti responsabili“.
Il vicepresidente del gruppo S&D Pedro Marques ha definito quello in corso un “momento esistenziale per l’Europa“, ma ha anche chiesto di “non ignorare il resto del mondo” e basare la propria forza su “una bussola morale e più finanziamenti”. Anche la co-presidente del gruppo Verdi/Ale Terry Reintke si è detta d’accordo sulla necessità di “un cambiamento per avere giusti parametri della difesa in Europa e per rispettare gli obiettivi di investimenti e ricerca”, ma allo stesso tempo non ha risparmiato una critica al presidente francese, Emmanuel Macron, e al cancelliere tedesco, Olaf Scholz, per le “divisioni” sulle modalità del supporto armato all’Ucraina. Il co-presidente del gruppo dei Conservatori e Riformisti Europei (Ecr) Nicola Procaccini, ha puntato il dito contro il fatto che “questo dibattito a fine legislatura arriva con grave ritardo”, anche se ha ribadito che “la difesa comune dei confini e degli interessi europei è una delle poche cose importanti di cui l’Europa si deve occupare”.
Durissimo il membro di Rassemblement National e del gruppo Identità e Democrazia (Id), Jean-Paul Garraud: “Non possiamo permetterci di indebolire le difese nazionali, se ci fosse stato un esercito europeo ci sarebbe stata escalation mortale” con le forze russe in Ucraina. Dall’altra parte dello spettro politico il co-presidente del gruppo della Sinistra Martin Schirdewan (La Sinistra) ha attaccato invece la strategia della Commissione che “andrà solo a vantaggio di aziende nel settore degli armamenti” e per il fatto che “rafforzerà l’estrema destra e indebolirà la democrazia, invece bisogna seguire la strada della diplomazia per la risoluzione dei conflitti”.