Bruxelles – Nanoparticelle metalliche per migliorare la conversione dell’energia nei pannelli solari, batterie agli ioni di sodio per uno stoccaggio energetico più economico e sostenibile, o ancora elastomeri e nanocristalli per un’elettronica flessibile per dispositivi intelligenti. Sono tutte materiali avanzati, indispensabili per la doppia transizione verde e digitale incardinate nel Green Deal, di cui l’Unione europea ha bisogno e per le quali incontra difficoltà. Di reperibilità, di produzione, di lavorazione.
Da qui la necessità di serrare le fila e riorganizzare il tessuto a dodici stelle. La Commissione europea, nella comunicazione agli Stati, propone una strategia per mettere l’integrazione ricerca-formazione-industria in un settore sempre più strategico.
Si prevede che la domanda di materiali avanzati “aumenterà in modo significativo nei prossimi anni”, ad esempio per la produzione di energia rinnovabile, batterie, edifici a emissioni zero, semiconduttori, medicinali e dispositivi medici, satelliti, lanciatori spaziali, aerei o per altri materiali a duplice uso applicazioni e attrezzature per la difesa. Insomma, “le transizioni verde e digitale dipendono da materie prime avanzate”, ma l’Europa ha un problema: “Carenza di accesso a queste nuove materie”, ammette l’esecutivo comunitario.
Per ovviare al problema si invitano i Ventisette a lavorare insieme su cinque ambiti di intervento e azione. In primo luogo l’esecutivo comunitario invita a rafforzare l’ecosistema europeo di ricerca e innovazione sui materiali avanzati, quindi si esorta a scambiare dati tra Paesi. La Commissione si offre di coordinare. La cabina di regia metterà a disposizione un’infrastruttura digitale europea appositamente dedicata.
In terzo luogo, si intende promuovere la produzione e l’utilizzo di materiali avanzati. Qui si prevedono appalti per l’innovazione, la definizione di standard e il lancio di un’Accademia dei materiali avanzati con l’Istituto europeo di innovazione e tecnologia, l’Eit con sede in Ungheria, per garantire che la forza lavoro europea abbia le competenze necessarie. L’obiettivo è creare quelle competenze specifiche che servono, e che al momento sono scarse.
Quarto ambito di intervento: creare un Consiglio tecnologico per i materiali avanzati per fornire consulenza sulla guida di questa iniziativa con gli Stati membri, i paesi associati a Orizzonte Europa e l’industria. Infine i finanziamenti: l’Ue istituirà un nuovo partenariato con l’industria nell’ambito di Orizzonte Europa, puntando a 500 milioni di euro di investimenti per il periodo 2025-2027, di cui almeno 250 milioni di euro provenienti da fonti private.
Per ragioni di calendario istituzionale l’Ue non può spingere sull’acceleratore. La legislatura è agli sgoccioli, e non ci sono le tempistiche per mettere sul tavolo proposte legislative vere e proprie. Per evitare di perdere tempo si intende invitare i governi e le imprese a fare squadra. “La competitività dell’Ue si basa sul nostro vantaggio tecnologico e sulla fornitura costante di materiali avanzati per le nostre transizioni verde e digitale”, sottolinea la commissaria per la Concorrenza e l’agenda digitale, Margrethe Vestager. “Dobbiamo sostenere lo sviluppo di questi materiali e utilizzarli in modo efficiente e sostenibile”.
La lista offerta include, oltre a quanto già citati (nanoparticelle metalliche, batterie agli ioni di sodio, elastomeri e nanocristalli), plastica riciclabile rinforzata con carbonio per pale di mulini a vento, ali di aeroplani o attrezzature sportive, microcapsule termo-cromiche che assorbono e riflettono la luce, nuovi materiali “oltre il silicio” per la prossima generazione di tecnologie dei chip. Una cosa a queste materie avanzate su cui l’Ue rischia di restare indietro, e si vuole correre ai ripari prima che sia troppo tardi.